Trapani, in manette un'organizzazione che gestiva un traffico
di ragazze che venivano dall'est Europa. Cinque i denunciati
Tratta romene, sesso per lavoro
Tre arresti, c'è un imprenditore
TRAPANI - Sono stati arrestati i vertici di un'organizzazione che avrebbe favorito l'immigrazione clandestina e l'impiego 'in nero' di centinaia di romeni nel Trapanese. Chiedendo anche sesso in cambio di lavoro. Gli agenti della polizia e militari della compagnia della Guardia di finanza di Trapani hanno arrestato stamani un imprenditore italiano e due romene. Secondo gli investigatori Giuseppe Favara, 58 anni, di Trapani, e Ioana Poterasu, di 38 e Marianna Stanca Lupascu, di 36, entrambe romene, avrebbero gestito una tratta di ragazze provenienti dalla Romania che venivano impiegate, in nero, in molti centri del Trapanese. I provvedimenti cautelari sono emessi dal gip di Trapani su richiesta della procura della Repubblica. Gli investigatori, oltre ai tre arresti, hanno pure notificato cinque avvisi di garanzia. Per questi indagati è scattata la denuncia a piede libero perché potenzialmente beneficiari dell'indulto.
L'indagine condotta dai poliziotti della squadra mobile e dai finanzieri è nata grazie alla collaborazione avviata da una cittadina romena che adesso si trova in una località protetta. La romena ha denunciato l'esistenza, a Trapani e nei comuni limitrofi, di un gruppo criminale che agevolava l'ingresso e la permanenza di clandestini dalla Romania, molti dei quali venivano fatti arrivare in Italia muniti solo del permesso turistico.
Partendo da questa testimonianza gli investigatori hanno scoperto che Giuseppe Favara approfittava dello stato di bisogno di numerosi romeni, procurava loro un lavoro "in nero" con retribuzioni che non andavano oltre i 500 euro mensili. In cambio di 14 ore giornaliere di lavoro. Talvolta i rumeni, non potendo anticipare le somme di denaro richieste, venivano privati del passaporto fino al pagamento del debito contratto con l'organizzazione. Nel caso di donne giovani, secondo l'accusa, Favara pretendeva, oltre alle somme anche prestazioni sessuali.
Secondo l'accusa Favara, in cambio del proprio interessamento, richiedeva il pagamento anticipato della prima mensilità che i romeni avrebbero dovuto ricevere per il lavoro svolto. L'indagine ha consentito di smantellato anche l'organizzazione che operava in Romania e che si avvaleva di altre persone le quali, in accordo con Favara, facevano giungere in Italia ufficialmente per "motivi di turismo", mediante autobus appartenenti a ditte di trasporto romene, manovalanza che veniva impiegata presso insospettabili datori di lavoro (liberi professionisti, funzionari, commercianti) e presso allevatori di bestiame.