Rutelli: "No alla moratoria se c'è coordinamento nell'Ue"
Il vicepremier possibilista sull'accesso al mercato del lavoro dopo il primo gennaio. "Cerchiamo un'intesa più larga con alcuni partner comunitari"
ROMA -Apertura "condizionata" del governo al libero accesso dei romeni al mercato del lavoro dopo il primo gennaio 2007. Oggi il vicepremier e ministro per i Beni e le Attività Culturali Francesco Rutelli ha detto che l'Italia è disponibile "a non imporre restrizioni all'ingresso della manodopera rumena", ma solo "in un quadro di condivisione europea".
Rutelli è a Bucarest, dove ha incontrato il ministro rumeno della Cultura e degli Affari Religiosi. "La Romania - ha commentato il vicepremier al termine della riunione - non è più un Paese di immigrazione forzata per motivi economici; anzi, è un Paese dove in molte parti c'é la totale occupazione. Addirittura in alcuni cantieri le imprese che vengono dall' estero sono costrette a reclutare manodopera straniera per il grande boom economico di questi ultimi anni".
A parere di Rutelli, dunque, non si tratta tanto di mettere una barriera all' immigrazione quanto "di regolare la libera circolazione in maniera coordinata con gli altri Paesi dell' Unione Europea". Proprio questo sarà, ha annunciato il vicepremier italiano, uno dei temi che il presidente del Consiglio Prodi affronterà nella sua prossima visita (a gennaio) in Romania, e così faranno il ministro degli Esteri Massimo D'Alema e il ministro dell'Interno Giuliano Amato. Rutelli ha voluto comunque sottolineare che l'Italia "ha un atteggiamento molto favorevole e cerca di trovare un'intesa più larga per quanto riguarda l'apertura delle frontiere con alcuni partner comunitari".
Impossibile mettere d'accordo tutti i Paesi dell'Unione, che sono già divisi: da un lato quelli che bloccheranno per due anni i lavoratori romeni e bulgari (Spagna, Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca e Austria), dall'altro quelli che hanno rinunciato alla moratoria (Polonia, Finlandia, Slovacchia, Estonia e Lettonia). Rimane il gruppo degli indecisi, in cui si collocano, oltre all'Italia, anche altri grandi Paesi d'immigrazione come Francia e Germania: con loro il governo italiano dovrà lavorare per trovare un'intesa.