Rapporto sulle carceri italianea San Sebastiano la maglia nera
Celle fuori norma, alto numero di tossicodipendenti, scarsa possibilità di reinserimento
di Paola Medde
Benvenuti a San Sebastiano, il penitenziario peggiore d'Italia. Almeno stando al quarto rapporto sullo stato delle carceri stilato dall'associazione Antigone, una sorta di guida Michelin degli istituti di pena: anziché le forchette, il manganello, per sapere dove è meglio finire e dove no. Secondo Antigone, che nel 2006 ha sguinzagliato i suoi operatori nelle 208 carceri italiane, la casa circondariale sassarese è ultima in classifica, a pari merito con quella nuorese di Bad'e Carros. Più che una novità , l'ufficializzazione, con tanto di cifre e dati, di una situazione già nota. A valere a San Sebastiano la maglia nera sono diversi fattori, «oltre al pestaggio del 2000 che continua a pesare come un macigno sulla fama del penitenziario» precisa Paola Bonatelli, che ha visitato personalmente tutte le carceri sarde. Nonostante l'indulto, che ha avuto il merito di decapitare il problema del sovraffollamento, quello sassarese resta un istituto invivibile. La struttura è¨ ampiamente degradata: «Le condizioni igieniche delle celle, stanzoni da 3 o 5 letti, sono al limite della norma» si legge nel rapporto. I servizi, secondo il regolamento carcerario stilato nel 2000, dovrebbero essere separati dalla cella. «A San Sebastiano, invece, lavandino e bagno turco sono dentro la cella stessa, separati da un asse di legno - testimonia l'operatrice di Antigone - E le docce sono in comune: anche questo è¨ vietato dal regolamento carcerario». Inesistenti gli spazi comune, a parte la biblioteca e un campo di calcetto. C'è¨ poi il problema - un'emergenza tutta sassarese - dell'alta popolazione tossicodipendente, con patologie infettive e psichiatriche: una percentuale talmente alta da aver reso necessario, caso unico in Italia, un presidio destinato ai sieropositivi e malati d'Aids. Terzo fattore che fa precipitare San Sebastiano a fondo classifica, ¨ l'inesistente rapporto con il territorio: «Abbiamo rilevato una totale mancanza di iniziative di reinserimento - prosegue la responsabile di Antigone - ai detenuti non vengono offerti sbocchi lavorativi nè durante nè dopo il carcere». Le misure alternative sono ridotte all'osso e non sono previsti sbocchi di nessun genere una volta scontata la pena. Una latitanza che la Bonatelli non esita a definire politica: «Né le istituzioni locali nè¨ l'associazionismo fanno pressione perché la vivibilità del carcere migliori almeno in questo senso». Vivibilità che invece, secondo lo stesso rapporto, è buona nel carcere di Alghero. «C'è da dire che qui la recente ristrutturazione (l'istituto ha riaperto nel '98 dopo anni di restauri) ha reso migliore la situazione sia delle celle, sia degli spazi comuni» dichiara la volontaria. I laboratori d'artigianato e la collaborazione con il mondo di volontariato completano il quadro di un penitenziario che, nella guida al carcere migliore, guadagna il secondo posto dopo San Vittore.