Immigrazione
Il governo punisce i «caporali»
Accordo tra Ferrero e Amato, via libera alla legge contro lo sfruttamento
Permesso di soggiorno agli immigrati «supersfruttati». Il governo: «Norma di civiltà». La destra: «È una sanatoria»
Cinzia Gubbini
Una nuova fattispecie di reato, il caporalato, punito con pene pesanti. Sequestro dell'impresa per chi impiega immigrati sfruttandoli. Ma anche la possibilità per l'immigrato di «emergere» dal lavoro nero e ottenere un permesso di soggiorno quando si trovi a lavorare in una condizione fortemente svantaggiata.
Il governo ha partorito ieri - dopo molte difficoltà - la riforma dell'articolo 18 della legge sull'immigrazione, quello che prevede la possibilità di riconoscere un permesso per protezione sociale agli immigrati irregolari in situazioni di «grave violenza e sfruttamento», finora utilizzato per le prostitute che denunciano i loro «protettori». Il testo studiato da Viminale, ministero della Soldiarietà sociale e del Lavoro è un disegno di legge, e non un decreto come era stato previsto all'inizio, poiché contiene anche una modifica del codice penale. Dunque, ora la palla passa alle Camere.
Soddisfazione nella maggioranza, per una riforma che viene salutata come «una misura di civiltà». Proprio per questo, il ministro dell'Interno Giuliano Amato ha auspicato «un'ampia condivisione». In pratica, un appello all'opposizione, che però ieri ha già chiarito di voler dare battaglia: di «sanatoria permanente», parla il deputato di Alleanza nazionale Alfredo Mantovano. «Dietro una nobile intenzione, una spaventosa sanatoria», secondo Jole Santelli di Forza Italia.
La necessità di estendere le previsioni dell'articolo 18 agli immigrati irregolari impiegati al nero era uno dei punti del programma dell'Unione, fortemente sponsorizzato dai sindacati. Il «caso» politico era scoppiato dopo l'inchiesta di Fabrizio Gatti sull' Espresso, che raccontava le terribili condizioni di sfruttamento nelle campagne pugliesi. Ben presto, però, si era creata una contrapposizione tra Amato e il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, che chiedeva di estendere la possibilità di emersione anche agli immigrati irregolari che non si trovino in situazioni di «supersfruttamento». Ma il ministro Amato - e la maggioranza dei ministri, per la verità - era contrario, temendo che si trasformasse sul serio in una sanatoria.
Ieri l'accordo. A vincere è la linea di Amato, anche se nelle pieghe del testo è possibile individuare qualche possibilità anche per gli immigrati che lavorano in situazioni meno estreme delle campagne o dei cantieri edili. Niente a che vedere, comunque, con quello che chiedeva Ferrero. Il quale, tuttavia, non si sente sconfitto, anzi: «Certo non è la norma che io avevo proposto. Il discorso sulla necessità di far emergere anche altre forme di sfruttamento del lavoro degli immigrati irregolari rimane, e lo riproporrò quando verrà modificata la legge Bossi-Fini. Ma si tratta comunque di una buona norma, e importante - continua - ora mi auguro che le Camere la approvino velocemente».
Ma chi potrà usufruire del permesso per protezione sociale? Il primo articolo del ddl dice che sussiste «grave sfruttamento del lavoro» quando vengono rilevate una delle seguenti condizioni: una retribuzione ridotta di oltre un terzo rispetto ai minimi contrattuali; sistematiche e gravi violazioni della disciplina sull'orario del lavoro; gravi violazioni in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro; reclutamento e avviamento al lavoro secondo le modalità previste e punite dal decreto che attua le regole della legge Biagi. Le imprese «beccate» a impiegare manodopera in questo modo subiranno l'interdizione per un anno dal contrattare con la pubblica amministrazione, la perdita del diritto di beneficiare di qualsiasi agevolazione regionale, nazionale o comunitario per l'anno a cui si riferisce l'illecito. E per chi mette al lavoro almeno tre lavoratori clandestini, la sospensione dell'attività di impresa per un mese. Infine, la modifica dell'articolo 600 del codice penale, per individuare il reato di caporalato. I «caporali» saranno puniti con al reclusione da tre a otto anni, e con una multa di 9 mila euro per ogni immigrato reclutato. Se l'immigrato è irregolare o minore di sedici anni le pene aumentano di un terzo.
Il disegno di legge, tuttavia, è ambiguo sotto diversi aspetti. Ci sono anche badanti che guadagnano pochi euro, ma le sanzioni sono chiaramente «disegnate» per le imprese. E ancora: l'articolo 18 prevede che lo straniero debba essere in una condizione di «concreto pericolo per la sua incolumità». Anche i lavoratori «supersfruttati» dovranno dimostrare di temere per la propria vita?