Tra le accuse contestate dalla Direzione distrettuale Antimafia
riduzione in schiavitù, sfruttamento, sequestro di persona
Immigrati clandestini rapiti per riscatto
Dieci persone arrestate in varie regioni
I familiari delle vittime costretti a pagare mille euro
CROTONE - Dieci fermi sono stati eseguiti dalla polizia nei confronti di cittadini extracomunitari accusati di gestire una rete di immigrazione clandestina con sequestri di persona mirati a ottenere il pagamento di un riscatto. L'operazione è stata condotta in varie regioni. I fermi sono stati emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
Gli arrestati, prevalentemente di nazionalità sudanese, sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata al sequestro di persona a scopo di estorsione e favoreggiamento alla permanenza di clandestini extracomunitari nord africani nel territorio nazionale.
L'operazione, denominata "Kafila", è stata eseguita dalle squadre mobili di Crotone, Roma e Milano assieme a personale del Servizio centrale operativo.
Le indagini hanno permesso di ricostruire l'attività degli arrestati e di altri indagati, facenti parte, secondo l'accusa, di un articolato gruppo criminale transnazionale con basi operative in Libia e ramificazioni nelle province crotonese, milanese e della capitale.
Gli immigrati venivano sequestrati dall'organizzazione che, "chiedeva un riscatto per la liberazione ai parenti presenti in Italia e in Europa, una cifra che si aggirava intorno ai mille euro", ha precisato in una nota la Questura di Milano. "Il pagamento del riscatto avveniva a Milano - spiega ancora la Questura - nei pressi della stazione Centrale, dove una cellula dell'organizzazione effettuava l'incontro con i parenti facendosi consegnare il denaro. A questo punto partiva l'ordine di liberare il sequestrato".
I casi documentati di pagamento del riscatto sarebbero una decina, ma gli investigatori sospettano che siano stati molti di più. Il basso riscatto e la mancanza assoluta di resistenza da parte dei famigliari faceva sì che i trafficanti fossero in grado di organizzare sequestri-lampo, anche multipli.
"L'operazione rappresenta l'importante prosecuzione del lavoro della Dda di Catanzaro contro il fenomeno della riduzione in schiavitù e lo sfruttamento dell'immigrazione clandestina, già cominciato con le operazioni Salib e Adib, nel Crotonese, e Harem, in provincia di Cosenza", ha spiegato il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Mario Spagnuolo.