Sovraffollamento, spazi angusti, condizioni igieniche pessime, scarsi interventi in materia di formazione e lavoro: sono questi i nodi cruciali degli istituti penitenziari abruzzesi. È quanto emerge dal dossier "Dentro ogni carcere, Antigone nei 208 istituti di pena italiani" presentato ieri a Pescara e realizzato dalla più importante associazione italiana per i diritti dei detenuti.
Il volume curato da Laura Astarita, Paola Bonatelli e Susanna Marietti, edito da Carrocci, è una sorta di "guida Michelin" sulle carceri italiane, e mette a fuoco luci ed ombre delle carceri di Abruzzo e Molise prima e dopo l’indulto.
Cinquanta volontari di Antigone hanno visitato gli istituti regionali per tutto il 2005, osservando celle, sezioni, spazi aperti, quantità e qualità dell’assistenza sanitaria e delle attività di reinserimento, formulando questionari, raccogliendo dati, informazioni utili sulla realtà carceraria. Secondo il dossier tutti gli istituti, con l’eccezione di Sulmona, la cui situazione di particolare sovraffollamento (cioè 412 detenuti su 270 consentiti) obbliga a un maggior numero di educatori, risentono della carenza di personale tra polizia penitenziaria ed educatori. La legge sull’indulto ha infatti "alleggerito" la popolazione di alcuni istituti come quello aquilano, ma non ha eliminato il problema del sovraffollamento.
Critica è anche la situazione di Teramo dove i detenuti sono un centinaio in più del consentito, non è migliore a Lanciano 284 su 202, a Vasto 237 su 198 a Pescara 302 su 298, a Chieti 107 su 92 e Sulmona. La popolazione detenuta ha caratteristiche molto varie, data la diversa tipologia degli istituti. Gli stranieri (prevalentemente maghrebini e albanesi) variano dal 15% di Sulmona al 50% di Pescara e i tossicodipendenti in alcuni casi arrivano a superare la metà dei detenuti. Quasi tutti gli istituti sembrano offrire una discreta assistenza sanitaria, in particolare Pescara per i buoni rapporti con la Asl, l’ospedale locale e con il Sert.
Grave è invece la condizione delle strutture e quindi gli spazi fisici all’interno della maggior parte degli istituti: celle, bagni, docce e passeggi avrebbero urgente bisogno di ristrutturazioni; in tale contesto l’ipotesi di adeguamento al nuovo regolamento penitenziario sembra ancora lontana. Ma il dato più allarmante è, secondo Antigone l’assenza di programmi di reinserimento e socializzazione. "La presenza della società esterna tramite attività di volontariato in istituto,-ha spiegato Antonio Marchesi docente dell’Università di Teramo e osservatore per Antigone-, è quasi del tutto inesistente, così come gli interventi degli enti locali in materia di formazione, lavoro e attività ricreative". Ma in un quadro generale negativo non mancano i buoni esempi come il carcere di Vasto che secondo Antigone sarebbe il più "vivibile", i detenuti infatti hanno ha disposizione corsi scolastici e spazi di preghiera per cattolici e musulmani, e la possibilità di svolgere attività socialmente utili come la pulizia della spiaggia.