Tra i boschi di Calais in attesa di un «passaggio» in Inghilterra A quattro anni dalla chiusura del centro di Sangatte, centinaia di immigrati vivono in condizioni disperate sulle rive della Manica. Sperando di poter traghettare sull'altra sponda Anna Maria Merlo Parigi 24mila espulsioni di clandestini nella sola «Francia metropolitana» nel 2006, a colpi di charter a volte comuni con altri paesi europei, un obiettivo di portare al 50% l'immigrazione per lavoro (oggi è solo il 7% del totale, il resto è ricongiungimento familiare), la proposta di arrivare a un «patto europeo sull'immigrazione» con i partner della Ue per limitare gli arrivi con maggiore efficacia, e l'idea di nominare un ministro per l'immigrazione con il compito di «condurre una politica di decisa fermezza nella lotta contro l'immigrazione illegale»: Nicolas Sarkozy, ministro degli interni e candidato per l'Eliseo, rilancia sul terreno sicuro dell'immigrazione. Ieri, nella conferenza stampa annuale dedicata ai dati sulla lotta all'immigrazione clandestina, ha fatto l'esempio di Sangatte che, a suo parere, è l'illustrazione perfetta della politica sulle migrazioni che attuerà in caso di elezione. Per Sarkozy, che appena nominato la prima volta agli interni nel 2002 aveva chiuso proprio in questi giorni il centro della Croce rossa di Sangatte, diventato il simbolo della miseria in cui erano costretti a vivere i candidati all'immigrazione verso la Gran Bretagna, la situazione è stata perfettamente risolta. Sono invece del parere del tutto opposto le associazioni che nel Nord-Pas de Calais si occupano dei migranti che vivono per strada e nelle campagne attorno a Sangatte, senza un tetto, nascosti nei boschi. Médecins du Monde ha mostrato delle foto sulla vita di questi migranti, che vivono braccati. Un collettivo che si occupa di fornire i pasti afferma di aver distribuito fino a 450 cestini al giorno a novembre. «Il 70% sono africani - spiegano - che arrivano da Sudan, Darfur, Somalia, Eritrea. Per la prima volta vediamo anche degli iracheni». Médecins du Monde ha fatto più di duemila visite mediche dallo scorso aprile. Tutta la logistica di queste persone erranti, che aspettano il momento favorevole per passare dall'altra parte della Manica - ci riescono, in media, in 70-80 per settimana, in particolare nascosti nei traghetti - è a carico della regione Nord-Pas de Calais, una zona già in difficoltà a causa di una forte disoccupazione che ha fatto seguito alle chiusure delle fabbriche. Quest'anno dovrebbe aver speso interno ai 3,8 milioni di euro per cercare di sistemare in qualche modo i migranti, spesso giovanissimi, che vengono accolti per un periodo transitorio in famiglie locali. La chiusura del centro della Croce rossa di Sangatte, che nessuno vorrebbe oggi comunque riaprire, era stata decisa con un accordo tra Sarkozy e il governo di Blair. Ma per le associazioni «gli inglesi fanno solo finta di rifiutare questo flusso, di cui la loro economia ha bisogno. C'è un'ipocrisia incredibile sui due lati della Manica». La Prefettura in Francia è al corrente dei passaggi clandestini ma lascia correre, i britannici fanno la stessa cosa, salvo «organizzare un charter di tanto in tanto per calmare l'opinione pubblica», afferma Jean-Claude Lenoir dell'associazione Salam. La campagna elettorale sarà dura per i clandestini, sulla cui pelle Sarkozy si gioca una parte della sua elezione. Le espulsioni stanno aumentando e la Rete educazione senza frontiere (Resf), che si era costituita la scorsa primavera per lottare contro le espulsioni di famiglie con bambini iscritti nelle scuole francesi, è sempre attiva. In questi giorni, per esempio, si è mobilitata - invano - a favore di una famiglia kosovara, i Raba, padre, madre e tre figli (8 e 3 anni), in Francia dal settembre 2001. Air France è al centro della polemica, dopo che il direttore della polizia nazionale, Michel Gaudin, ha rivolto le «più vive felicitazioni» al pdg della compagnia aerea, Jean-Cyril Spinetta, per il «comportamento esemplare» di alcuni comandanti di bordo, che riescono a portare a termine le espulsioni di clandestini su voli di linea, impedendo le proteste dei passeggeri. Resf ha organizzato un sit-in di protesta, giovedì scorso, all'Opéra di fronte alla sede della compagnia aerea. Il 2 dicembre un politico e un alto funzionario della regione Rodano-Alpi sono stati picchiati, ammanettati dai poliziotti e fatti scendere dall'aereo su cui viaggiava la famiglia kosovara in via di espulsione.