Immigrazione, l'Ue incontra l'Africa Ferrero: i cpt per ora non chiuderanno Paolo Andruccioli Algeciras Determinazione comune dei flussi migratori, formazione degli impiegati pubblici che si occupano di immigrazione, definizione di un quadro legale certo e avvio di innovativi strumenti di analisi del mercato del lavoro e delle ripercussioni sui mercati del lavoro dei Paesi d'origine degli immigrati africani che arrivano o transitano nei Paesi europei della sponda del Mediterraneo. Sono questi i punti fondamentali del documento approvato ieri ad Algeciras, nella Spagna meridionale, dove si è tenuta la quinta conferenza del «Dialogo 5+5». Dall'ultima riunione del 2005 che si è tenuta a Parigi (le precedente puntate erano state quelle di Tunisi, Rabat, Algeri), sono stati fatti molti passi avanti verso una vera cooperazione tra i Paesi di origine e i Paesi di destinazione dell'immigrazione e soprattutto verso la definizione di politiche migratorie coordinate. I paesi che sottoscrivono l'accordo di Algeciras (Spagna, Francia, Italia, Malta, Portogallo, Algeria, Libia, Marocco, Mauritania e Tunisia) concordano nel riconoscimento dell'immigrazione come fenomeno globale e stabile , che deve perciò essere affrontato con politiche concordate. Tutte le tappe del processo migratorio dovranno essere messe sotto osservazione per seguire il percorso dei migranti dai Paesi di origine a quelli di destinazione, passando per quelli di transito. Nel documento finale si stabiliscono anche intenti precisi sulle politiche di accoglienza e di studio sui vantaggi che l'immigrazione porta nei Paesi di origine, non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello delle acquisizioni culturali e umane dei migranti che poi tornano nei loro Paesi. In particolare, i ministri firmatari del documento (che non ha carattere vincolante nelle politiche nazionali) hanno anche stabilito che l'immigrazione deve avere un carattere «multidimensionale». L'obiettivo principale è infatti quello di determinare con precisione i bisogni reali che i vari mercati del lavoro esprimono. Si tratta in sostanza di mettersi d'accordo su una politica coordinata dei flussi migratori per combattere l'immigrazione illegale. Per l'Italia era presente il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, che ha confermato che entro la fine di gennaio sarà pronta la proposta di legge che modifica l'attuale Bossi-Fini e che il processo di discussione con le associazioni del settore è molto avanzato. «Dal giro per l'Italia di verifica sulla legge in vigore emergono segnali univoci - ha detto - persino la Confindustria e le piccole aziende insistono per cambiare al più presto delle norme che negli ultimi anni hanno incentivato le entrate illegali, ad esempio eliminando i passaggi burocratici per il permesso di soggiorno». Ferrero ha voluto affrontare anche la questione dei cpt, spiegando che sarà la nuova legge a definire i criteri. Ferrero non parla direttamente di chiusura ma chiarisce che attualmente essi svolgono una funzione impropria: l'identificazione dell'immigrato infatti deve avvenire - secondo il ministro - direttamente in carcere. Ferrero infine ha annunciato che il governo è pronto a varare un nuovo decreto flussi a gennaio, sulla cui entità non si è sbilanciato.