Migranti: oggi Cgil, Cisl e Uil manifestano. Senza sprint I sindacati criticano (in sordina) il governo: «Atti positivi ma incerti e condizionati da una logica emergenziale». Milano «Ci fosse stato Berlusconi al governo, sarebbe stato tutto diverso», dice Adam M'Body, segretario della Fiom di Biella. Ha ragione. La manifestazione nazionale di oggi di Cgil, Cisl e Uil per i migranti sarebbe stata un po' meno clandestina. Si tiene a Milano (concentramento alle 13,30 in Largo Cairoli, comizi di Epifani, Bonanni e Angeletti all'Arco della Pace) e in città non abbiamo visto un manifesto che l'annunci. Forse la «giornata del migrante» cade in un ingorgo di altri impegni sindacali (l'ultimo ieri a Napoli). Forse Cgil, Cisl e Uil non vogliono far troppo male al governo che sull'immigrazione molto ha parlato (e bisticciato), poco ha fatto, parecchio ha rinviato. Forse le due cose insieme. Fatto sta che la manifestazione di oggi non si è guadagnata neppure la rituale conferenza stampa di presentazione. Detto questo, non siamo qui a gufare. Anzi, speriamo che il corteo sia numeroso. La piattaforma della manifestazione dice cose di assoluto buon senso e segnala inadempienze e ritardi del governo di centrosinistra rispetto all'impegno programmatico di riformare il testo unico sull'immigrazione (di cui la Bossi-Fini è parte). Gli «atti positivi» restano «incerti e condizionati da una logica emergenziale». Il più che necessario decreto flussi-bis rischia d'impantanarsi in mille lungaggini e appesantimenti burocratici. Il disegno di legge sulla cittadinanza non soddisfa del tutto i sindacati e comunque va incontro a un iter parlamentare complicato. Il disegno di legge sull'estensione dell'articolo 18 della Bossi Fini consente la regolarizzazione solo degli immigrati in condizioni estreme di semischaivitù, taglia fuori i lavoratori e le lavoratrici normalmente sfruttati al nero. Nulla è stato fatto, e qui cade il rimprovero più grosso, per attuare una «politica diversa degli ingressi». Il riferimento è al visto d'ingresso e al permesso per ricerca di lavoro. Sul punto, osservano Cgil, Cisl e Uil, siamo fermi alle «posizioni diversificate» del ministro dell'interno Amato e di quello della solidarietà sociale Ferrero. Sui Cpt, che per la Cgil andrebbero chiusi, la piattaforma sindacale unitaria adotta la stessa formula del programma dell'Unione: vanno «superati». Sono «incompatibili con i diritti fondamentali delle persone», non servono allo scopo d'identificare i migranti, sprecano risorse. Ma anche il «superamento» svapora di fronte al ministro Amato che definisce i Cpt un «male necessario». «Questo noi non l'accettiamo», dice Piero Soldini, responsabile immigrazione della Cgil. La piattaforma della manifestazione odierna non nomina la finanziaria. Eppure i nei non mancano. Solo 50 milioni di euro per le politiche d'integrazione (forse raddoppiati dal maxiemendamento) recuperati quasi per intero dall'aumento della tassa sul visto d'ingresso e sul permesso di soggirono. 120 milioni per i Cpt, utili solo a far star male chi ha la disgrazia di finirci e a pagare le associazioni che li gestiscono. Prendere tempo, declinare tutto al futuro. Questo, secondo Soldini, l'atteggiamento del governo. Che sulle politiche dell'immigrazione, aggiungiamo noi, rischia di spaccarsi tanto o forse più che sui Pacs o l'eutanasia. Pure la politica dell'ascolto - i ministri della partita hanno incontrato più volte sindacati e associazioni, al centro e in periferia - rischia di diventare un alibi per rinviare. «Ascoltano le nostre proposte, per altro note da tempo. Le loro le scopriamo il giorno dopo leggendo i giornali. Non è un gran confronto», osserva Soldini. Per uscire dal piccolo cabotaggio e dalle polemiche interne alla maggioranza servirebbe una seconda Conferenza nazionale sull'immigrazione. La prima, targata Martelli, risale al 1990. E' cambiato tutto: allora i migranti erano mezzo milione, ora sono 3 milioni (più almeno 700 mila irregolari). 2 milioni lavorano, mezzo milione vanno a scuola. Almeno su un punto il governo non potrà rinviare. Il primo gennaio la Romania entra nella Ue. I sindacati sono contrari a una moratoria «ipocrita» che permetterebbe ai rumeni d'entrare in Italia per qualsiasi ragione tranne che per lavoro. Il centrosinistra eviterà l'ipocrisia?