Rapporto della Cgil sul 2004: dal lavoro all'ambiente cresce l'allarme di Vittorio Bonanni
«In Germania sono state collocate in molte città 3000 "Stolpersteine", pietre su cui fare inciampare gli occhi e la memoria. Ognuno di questi blocchetti di cemento, interrati nel marciapiede nei pressi della loro abitazione, su una targhetta di ottone, riporta e ricorda il nome e cognome di vittime della
persecuzione nazista. Un'iniziativa bella e utile, specie mentre i veleni dell'intolleranza e dell'antisemitismo tornano a infettare l'Europa (...). Questo "Rapporto" è la nostra "pietra d'inciampo", il nostro piccolo contributo alla memoria del presente. A tenere gli occhi e le coscienze bene aperte.» E' molto efficace il confronto che Sergio Segio fa tra quella che può essere considerata una sua creatura, ovvero quel "Rapporto sui diritti globali 2004" (Ediesse, pp. 1047, euro 22) realizzato con l'Associazione SocietàINformazione da lui presieduta e già curatore dell'edizione precedente, e quelle pietre della memoria. Ieri mattina proprio Segio ha presentato il grosso volume presso la sede nazionale della Cgil a Roma, insieme agli altri esponenti di quelle realtà che hanno permesso l'uscita di un rapporto certamente più esauriente del primo sui quei diritti complessivi, appunto globali, troppo spesso all'ultimo posto delle agende dei politici. Stiamo parlando di Stefano Anastasia, presidente nazionale di Antigone (associazione che si occupa prevalentemente della situazione carceraria), Tom Benetollo, presidente nazionale Arci, Maurizio Gubbiotti, della segreteria nazionale di Legambiente, Teresa Marzocchi, vicepresidente della Confederazione nazionale comunità di accoglienza e Titti Di Salvo, della segreteria confederale Cgil, responsabile delle Politiche internazionali. «Questo rapporto - dice Segio - ha un carattere abbastanza nuovo ed inedito di affrontare il tema dei diritti. Un carattere non frammentato, che evita, come a volte può succedere, la contrapposizione dei diritti, ma tenta di proporre questo paradigma dei diritti globali, dove i diritti del lavoro, sociali, ambientali e i diritti umani, civili e politici stanno assieme, uno vicino all'altro e interagiscono tra di loro. Noi crediamo che tutto ciò vada trattato insieme, e non per soffocarne le specificità ma viceversa per evidenziarne le interconnessioni.»
Segio, citando il segretario della Cgil Guglielmo Epifani che ha scritto le prefazione del testo, ricorda come il quadro che emerge dal Rapporto è di «aggravamento, di peggioramento, un quadro molto più sanguinosamente fosco rispetto a quello dell'anno scorso.» E cita le fonti di quegli organismi molto spesso responsabili direttamente dei guasti che poi in qualche modo denunciano. Per esempio come quella della Banca Mondiale, che, nell'ultimo rapporto, rende noto «una cifra che da sola sintetizza molti discorsi. Ovverosia ci dice che il reddito pro-capite di 5/6 della popolazione mondiale è inferiore ai 1200 dollari l'anno, viceversa il restante sesto ha un reddito di 26 mila dollari.
Una forbice divaricata che tende a divaricarsi sempre di più» Per Gubbiotti il rapporto è «un lavoro che non solo tiene insieme tante cose che in questi anni si sono prodotte sui vari temi ma riesce a dare anche una restituzione ragionata che è utile sia per avere più dati ma anche maggiori strumenti per analizzare la situazione nella quale ci troviamo.» Per l'esponente di Legambiente lo scenario non è certamente dei migliori e tuttavia «alcuni punti importanti di rimessa in discussione dell'attuale
modello di globalizzazione si sono evidenziati e hanno costruito consenso, partecipazione e voglia di mobilitarsi.» Gubbiotti ha sottolineato l'importanza di quell'intreccio fortissimo tra questioni sociali ed ambientali: «Come ambientalisti noi siamo di fronte ad una sfida in più che è quella di saper tenere insieme le questioni ambientali e sociali.» Il dirigente di Legambiente ha ricordato a questo proposito il grave problema dell'acqua potabile, un diritto negato ad un miliardo e mezzo di persone nell'intero pianeta. «Abbiamo accolto con molto piacere l'invito di sostenere il Rapporto - ha detto dal canto suo Teresa Marzocchi - perché siamo un'organizzazione molto grossa che lavora non solo sui diritti ma sul tema dell'esclusione sociale, come tossicodipendenza, prostituzione, minori, emarginazione, portando avanti un lavoro molto più ampio di politiche indirizzate all'inclusione.» Anastasia ha ringraziato «Sergio Segio, la Cgil, l'Ediesse, per averci voluto coinvolgere nella realizzazione di questo rapporto. Abbiamo già lavorato nella sua stesura nel 2003, ma quest'anno c'è stata una scelta di maggiore coinvolgimento politico.» Per il presidente di Antigone il rapporto consente di «uscire fuori dal rischio di concepire i diritti come una clava nella mani di chi ha il potere, ovvero il mondo occidentale, se ne assumiamo fino in fondo la connotazione globale.» Tom Benetollo considera il volume edito dalla Ediesse uno «strumento di confronto con le istituzioni e il mondo politico» e pone con forza il problema, a chi si è sempre occupato delle tematiche trattate dal libro, di governare e gestire direttamente la questione dei diritti: «molti sarebbero dei governanti assolutamente migliori di quel personale politico che ha dimostrato che cosa riesce a combinare.» Per il presidente dell'Arci «in questo volume, e anche in tante piattaforme che vengono da queste associazioni, non c'è soltanto una sommatoria di frammenti, ma qualcosa di più: una vera e propria indicazione di una direzione di marcia.» La conferenza si è conclusa con l'intervento di Titti Di Salvo: «La sintonia tra le persone che sono qui dà il senso del perché c'è una collaborazione che poi produce questo rapporto. E l'idea di fondo che sta alla base di questo lavoro è scegliere i diritti come metro di misura dello stato di benessere di una società.» «Una scelta non neutra - ci tiene a
sottolineare la segretaria della Cgil - che si annovera all'interno di una cultura e di un'azione politica. Una scelta precisa che la Cgil condivide moltissimo ed ha ispirato la sua azione in questi anni.» E il sindacato torna così ad essere, anche attraverso questo strumento, «non solo una forza di rappresentanza sociale - come scrive Epifani nel rapporto - ma anche un fattore di trasformazione e di costruzione di un mondo in cui i diritti delle persone, dei cittadini e dei lavoratori ritornino a essere centrali nelle scelte concrete di chi ha responsabilità pubbliche.»
Da Liberazione dell'8/6/04 - Il Paginone - pag. 13