Phone center Milano "Nessuna proroga"
La commissione Attività produttiva del Consiglio regionale lombardo ha negato la proroga ai gestori dei phone center: dal 22 marzo, chi non sarà in regole con le nuove norme dovrà chiudere l'attività. I nuovi requisiti, molto più rigidi, prevedono l'obbligo di avere due o tre bagni, a seconda delle dimensioni del locale, e anche orari di apertura regolamentati. Nelle settimane scorse, da Brescia è partita la rivolta dei gestori, in prevalenza straieri, secondo i quali il 90 per cento dei phone center di tutta la Lombardia rischia di chiudere
MILANO - Non ci sarà nessuna proroga per i gestori di phone center e nessuna modifica alla legge regionale che stabilisce le norme per l'insediamento e la gestione dei centri di telefonia in sede fissa. Lo ha stabilito la commissione Attività produttive del Consiglio regionale della Lombardia. Il 22 marzo tutti i phone center che non rispettano le norme previste dalla legge, dovranno chiudere. In tale data entrerà infatti in vigore la legge regionale che prevede requisiti più rigidi, sia per le nuove aperture, sia per i locali già in attività: tra l'altro cabine di un metro per tutti i phone center e la presenza di almeno due bagni nei locali al di sotto dei 60 metri quadrati e di almeno tre in quelli con una superficie superiore e orari di apertura regolamentati.
La nuova normativa ha suscitato molte proteste da parte dei gestori, che in netta maggioranza sono stranieri. La rivolta è partita da Brescia, ma si è presto estesi ai gestori di tutta la Lombardia, che hanno manifestato davanti alla sede della Regione, a Milano. “Chiediamo solo di fare il nostro lavoro – ha spiegato sul numero 7 di Metropoli di domenica 25 febbraio Iqbal Mazhar, di Brescia, uno dei leader della rivolta dei gestori -. La legge è pretestuosa, vuole solo colpire noi immigrati”.
In Lombardia i phone center sono circa 2000, 700-800 solo a Milano. Secondo i gestori quelli che rischiano di chiudere dal 22 marzo sono almeno l'80-90%. La decisione di non concedere la proroga ha scatenato reazioni e polemiche: secondo l'opposizione di centrosinistra, si è trattato di un atto antidemocratico, che provocherà una lunghissima serie di ricorsi. La maggioranza in consiglio regionale, di centrodestra, ha affermato che “i gestori protestano perché non sono in regola”.