l'opinione Questione migranti, una legge tira l'altra Paolo Ferrero * In un articolo apparso giovedì scorso sul manifesto e variamente critico riguardo al Disegno di legge predisposto da Amato e dal sottoscritto in merito all'immigrazione, Gigi Sullo ha scritto: «Ferrero dirà: è il meglio che si poteva ottenere, non è detto che sia anche il giusto».
Secondo me il punto di discussione principale non riguarda la dialettica tra il meglio e il giusto (esiste una legge giusta?) ma piuttosto se la legge è utile per i migranti oppure no. Nel merito, la legge cambia radicalmente le modalità di ingresso in Italia rendendo legali più canali, tra cui il permesso per la ricerca di lavoro, superando così la situazione attuale che obbliga alla clandestinità centinaia di migliaia di migranti. Allunga significativamente (sino al raddoppio) i tempi dei permessi di soggiorno, prevedendo la loro validità anche nelle more del rinnovo e prevede il passaggio delle competenze per i rinnovi ai comuni. Prevede il diritto di voto attivo e passivo per i migranti alle elezioni locali. Prevede la modifica del trattamento dei minori non accompagnati, rendendo più semplice la loro permanenza al compimento del diciottesimo anno di età e istituendo un apposito fondo con cui curare la loro inclusione sociale.
Riporta il tema dell'immigrazione all'interno della giurisdizione ordinaria, superando la giurisdizione del giudice di pace e supera il sistema dei Cpt per come l'abbiamo conosciuto, riducendo drasticamente il loro numero e l'impatto sui migranti, sia come numero di persone potenzialmente coinvolte sia per le condizioni di trasparenza dei medesimi (apertura a giornalisti, rappresentanti enti locali, ecc.). Abolisce il contratto di soggiorno e rende meno stringente la relazione tra rapporto di lavoro e regolarità della presenza del migrante in Italia. Permette la regolarizzazione dei migranti che, dopo essere stati legalmente presenti sul territorio per almeno 18 mesi e aver perso la condizione di regolarità, abbiano trovato un lavoro al nero. Prevede l'estensione di tutte le forme di assistenza sociale ai migranti dopo due anni di permanenza in Italia.
A me pare che queste misure, se approvate, segnerebbero un deciso miglioramento delle condizioni di vita dei migranti e nella possibilità di far valere i loro diritti. Tutti i diritti, non solo quelli sul lavoro! Certo questa legge non risponde completamente a quanto ha chiesto il movimento o a quanto avrei voluto scrivere (penso in particolare all'abolizione completa dei Cpt), ma mi pare che queste modifiche aprano la strada alla trasformazione della «questione migrante» da problema di ordine pubblico a «questione sociale», favorendo così il percorso di costruzione di una società multietnica e multiculturale. In secondo luogo Sullo afferma che il governo opera con la logica dei due tempi e prima si occupa del migrante come lavoratore e poi del migrante come cittadino. A parte il fatto che queste modifiche possono cambiare seriamente la vita dei migranti nel suo complesso (pensiamo solo a cosa vuol dire uscire dalla schiavitù del Contratto di soggiorno o dalla gogna del rinnovo del permesso di soggiorno per come avviene attualmente), il governo ha già varato nei mesi scorsi tre disegni di legge su diritti di cittadinanza (che si può acquisire dopo 5 anni, collocandoci al primo posto in Europa), sui ricongiungimenti familiari e sulla regolarizzazione dei migranti ridotti in condizioni di supersfruttamento. Per quanto riguarda la libertà religiosa - che ritengo un capitolo fondamentale di tutta la questione - non può essere trattata nella legge sull'immigrazione. Attualmente è in discussione alla Camera l'ottimo testo di Valdo Spini e si tratta di costruire la mobilitazione necessaria per vincere le potentissime resistenze che si oppongono alla sua approvazione. Capisco che i tempi di approvazione di queste leggi in parlamento siano lunghi ma i numeri con cui abbiamo vinto le elezioni fanno parte delle realtà, non delle scelte politiche. Per questo mi pare sbagliato dire che si agisce con la logica dei due tempi. In conclusione, sono il primo a essere consapevole dei limiti dell'azione di governo. In primo luogo per quanto riguarda i tempi; ad esempio il secondo decreto flussi del 2006, che ha accolto tutte le 520 mila domande di lavoro, ha cominciato il suo iter il 5 giugno (a governo appena insediato) ma necessita ancora di alcuni mesi per dare tutti i «nulla osta» e quindi determinare compiutamente i suoi effetti positivi.
Il dissenso con Sullo non riguarda la necessità di proseguire la lotta antirazzista e per i diritti dei migranti, senza nulla delegare al governo. Su questo sono il primo a essere convinto che senza movimenti sociali nulla si riesce a cambiare. Il punto è che, se siamo d'accordo che per migliorare la situazione dei migranti è necessario modificare la legge sull'immigrazione, è utile prendere atto che la modifica proposta rappresenta una prima vittoria del movimento, del metodo partecipato che ha portato alla scrittura della stessa e che l'azione del movimento può aprire la strada a ulteriori miglioramenti. In altre parole mi pare che sia necessario riconoscere i passi in avanti per poter consolidare il risultato e fare altri passi in avanti. Altrimenti si arriva alla conclusione che ogni legge, non essendo «giusta» è uguale all'altra. Ma questo favorisce solo la glorificazione di una presunta impotenza e questo non è un buon servizio al movimento dei migranti.
Chi arriva nel nostro paese, spinto dal desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita o inseguendo un sogno di libertà, ha bisogno di tutta la nostra solidarietà. Ma non solo di quella. Una legge, da questo punto di vista, non costruisce l'«altro mondo possibile», ma forse lo rende almeno immaginabile.
* ministro
della solidarietà sociale