Free cookie consent management tool by TermsFeed Policy Generator #QualeGiustizia. La nostra guida ai programmi elettorali: il M5S

#QualeGiustizia. La nostra guida ai programmi elettorali: il M5S

di-maioPer affrontare in maniera più informata questa campagna elettorale, abbiamo deciso di realizzare delle piccole guide ai programmi dei principali partiti politici nelle quali analizziamo le proposte in tema di giustizia e sicurezza. Abbiamo iniziato con il Movimento 5 stelle, di cui abbiamo esaminato il programma esteso e quello sintetico, mettendoli in prospettiva con le votazioni e dichiarazioni accumulate nel corso degli ultimi anni. 

Come tutti gli altri partiti o schieramenti, i 5 stelle hanno tra i propri obiettivi una giustizia più efficiente, rapida ed equa. In che modo però propongono di arrivarci? Quanto queste proposte combaciano con il garantismo penale che Antigone promuove da oltre 27 anni? 

Abolizione della prescrizione   

Tra i punti più controversi del programma pentastellato c’è la riforma della prescrizione. In una recente dichiarazione Luigi Di Maio, capo politico del Movimento, ha dichiarato che è necessario riformarla, “con la [sua] sospensione dal primo grado di giudizio o dal rinvio a giudizio”. 

Cos'è la prescrizione? Si tratta di un istituto giuridico posto a garanzia dell'imputato: se in un determinato lasso di tempo dal compimento di un reato o dall'inizio del processo non si arriva a giudizio il reato è da considerarsi estinto e il processo viene sospeso. Fissa dei limiti oltre i quali la durata del procedimento non è ragionevole, partendo dal presupposto che la lentezza della macchina giudiziaria non deve ripercuotersi in maniera eccessiva sui cittadini. 

Perché dunque sospenderla? I 5 stelle ritengono che molti imputati ne facciano un uso strumentale, allungando volutamente la durata del processo per arrivare alla prescrizione e farla franca. 

A nostro avviso però in questo modo si introdurrebbe un rimedio peggiore del male che si vorrebbe curare. La prescrizione esiste nella nostra tradizione giuridica fin dai tempi di Giustiniano. Ogni imputato ha diritto a non vivere a tempo indeterminato con la minaccia perenne di una condanna, essendo questa in qualche modo una forma di pena. 

D'altra parte, la pena ha una funzione ben precisa: da un lato serve a preservare la società dall'allarme sociale rappresentato dal reo; dall'altro mira a reinserirlo in società. Senza quest'ultimo aspetto la pena non ha legittimità. A 10 o 20 anni di distanza dalla commissione di un reato, sia l'individuo che la società sono cambiate, pertanto non si può parlare di allarme sociale né si può reinserire un individuo che non esiste più. Vale l'esempio dell'imputato per spaccio che mentre il processo va avanti cambia città, lavoro e vita, mettendo su famiglia e crescendo. Che allarme sociale rappresenta a 10 anni dai fatti? Che individuo si vuole reinserire in società? 

Abolizione del divieto di reformatio in peius 

Un altro punto del programma dei 5 stelle pericoloso per le garanzie nel sistema penale è la proposta di abolizione del divieto di reformatio in peius. Oggi, una persona condannata in primo grado a una certa pena ha diritto di ricorrere in appello, se considera la pena ingiusta. Il giudice che riesamina il caso può assolverlo o confermare la condanna, ma non può in alcun caso comminare una pena più alta di quella stabilita in primo grado. Il Movimento 5 stelle vuole eliminare questo divieto, poiché ritiene che spinga molti imputati a ricorrere in appello al solo scopo di allungare la durata del processo e mandare il reato in prescrizione. 

Si tratta di una proposta decisamente antigarantista. Il divieto si fonda infatti sulla volontà di preservare il diritto all’appello: i ricorsi potrebbero in effetti essere inibiti laddove un imputato tema  tema pene superiori a quelle già ricevute. 

Sia il divieto di reformatio in peius che la prescrizione partono dal presupposto che l'individuo e lo Stato non dispongano di mezzi comparabili nel momento in cui si affrontano, e che è necessario proteggere il primo da potenziali abusi del secondo. Lo Stato è stato a lungo dispotico, e a volte lo è ancora, e per questo nel corso del tempo sono state introdotte delle garanzie a protezione dell'individuo. 

Carcere

Alla voce carcere, i 5 stelle propongono di affrontare il sovraffollamento costruendo 2 nuovi istituti, che darebbero ai cittadini  “più sicurezza e legalità”. Al contempo e sempre col fine di dare più sicurezza, propongono l’assunzione di 10.000 nuovi membri delle forze dell’ordine. 

Anche su questi punti Antigone ritiene che la direzione intrapresa sia quella sbagliata. Da 20 anni a questa parte non ci stanchiamo di mostrare come l'aumento della popolazione penitenziaria non sia in alcun modo legato all'aumento di reati, come mostrano i dati, dai quali si evince una netta diminuzione dei reati nel corso degli ultimi 25 anni. Se i reati diminuiscono, dov'è l'emergenza sicurezza? Perché è indispensabile procedere a nuove assunzioni?
D'altro canto, non bisogna costruire nuove carceri ma depenalizzare. La causa del sovraffollamento sono le leggi liberticide sulle droghe o sull'immigrazione, è l'inasprimento delle pene, sono i provvedimenti ristrettivi che impediscono l'accesso ai benefici penitenziari e sono i ricorsi mancati alle pene alternative. 

La ricerca scientifica mostra che il carcere produce recidiva, ovvero altro carcere: più l'esclusione dalla società è forte e duratura e più aumenta il rischio di tornare a delinquere. Il ricorso al carcere andrebbe utilizzato solo come extrema ratio, per avere una società più giusta ma anche più sicura, con meno delitti. E' necessario dunque depenalizzare e ricorrere maggiormente alle pene alternative e alle alternative alla pena. 

Pene alternative, alternative alla pena e benefici penitenziari

Il programma del Movimento 5 stelle – come quelli di molti altri partiti - non parla di misure alternative alla pena, di pene alternative al carcere o di benefici penitenziari. Tuttavia, in numerose occasioni i suoi esponenti si sono opposti ad approcci meno punitivi e maggiormente tesi al reinserimento dei detenuti. L'ultima e più importante è stata la discussione – ancora in corso - sui decreti delega che riformerebbero molti aspetti della vita in carcere. I decreti – non ancora approvati – introdurrebbero maggiori benefici e misure meno restrittive. La versione discussa recentemente nelle Commissioni Giustizia del Parlamento prevede ad esempio la modifica dell'articolo 4 bis, che attualmente impone il divieto d'accesso a benefici penitenziari (quali permessi premio o permessi per lavorare all'esterno) ad alcune categorie di detenuti che non collaborano con la giustizia, tra le quali alcuni condannati per traffico di sostanze stupefacenti o per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Alcuni di queste persone però non collaborano per paura di ritorsioni o perché non vogliono barattare la propria libertà con quella altrui. Pertanto, restano in carcere senza possibilità di alcun beneficio. Di fronte alla possibilità di introdurre modifiche di questo tipo il Movimento 5 stelle ha parlato di “regalo a detenuti di particolare pericolosità sociale”, e di “resa totale dello Stato ai criminali”, esprimendo un'opposizione ferma e adottando un approccio law and order dai dubbi effetti. 

Sicurezza, forze dell'ordine e privati

Infine il programma prevede con una certa vaghezza che le competenze in materia di ordine pubblico e sicurezza non siano di esclusiva competenza dello Stato ma che siano condivise con enti locali e associazioni private. Non è chiaro a cosa si faccia riferimento e quale ruolo dovrebbero giocare i privati o i comuni. Il punto potrebbe riferirsi semplicemente alla necessità di moltiplcare delle azioni di sensibilizzazione da parte di associazioni di cittadini privati – e in tal caso risulta forse inopportuno parlare di ordine pubblico; oppure potrebbe trattarsi di un riferimento ad agenzie di sicurezza private o alle ronde di leghista memoria. Speriamo che sul punto si possa fare maggiore chiarezza, fermo restando la nostra ferma opposizione a qualsiasi forma di privatizzazione della sicurezza pubblica.

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