Il processo penale in corso ad alcuni agenti di custodia in servizio nel carcere astigiano, ha portato alla luce, i problemi del sistema penitenziario italiano. Secondo l'associazione "Antigone", c'è un sovraffollamento carcerario di 25 mila unità.
"Un fatto grave, quello che si sta esaminando in questi giorni al tribunale di Asti, reso ancora più grave dal momento che ci troviamo in una città di provincia, in una regione come il Piemonte considerata da sempre tranquilla sotto l'aspetto carcerario".
Commenta così Simona Filippi, dell'associazione Antigone, il caso della violenza carceraria balzato agli onori delle cronache anche nazionali, che vede protagonisti alcuni agenti di custodia per episodi di violenza a danni di detenuti che si sono protratti per diversi anni nel carcere di Quarto.
Al Centro culturale San Secondo, l'associazione Antigone, presente in tutta Italia per assicurare ai detenuti condizioni carcerarie conformi alla legge, (che si presenterà parte civile al processo in corso e invita anche il Ministero di Grazia e Giustizia a fare altrettanto) fa il punto della situazione.
Il procedimento penale è stato avviato in seguito all'esposto presentato alla magistratura da un'assistente sociale che aveva raccolto le dichiarazioni di tre detenuti.
"Quello con cui stiamo lottando in questi giorni - racconta l'avvocato Mauro Caliendo che difende uno dei detenuti presunta vittima delle violenza - è la prescrizione: infatti siamo sul filo temporale e corriamo il rischio di inficiare tutto il lavoro svolto. Inoltre, difficilmente chi verrà riconosciuto colpevole pagherà davvero, oltre alla prescrizione, infatti, i reati, consumati prima del 2006, verranno a trovarsi sotto il regime dell'indulto.
Dobbiamo ringraziare - ha concluso - la Procura della Repubblica di Asti, che ha riesumato un fascicolo fermo da anni facendo emergere un quadro di violenze sconcertanti".
"Abbiamo purtroppo le mani legate dall'attuale sistema processuale penale italiano", racconta Angelo Ginesi, un altro avvocato coinvolto nella vicenda.
L'occasione è servita anche per presentare l'attività dell'associazione Antigone:
"Possiamo fare ispezioni in tutte le carceri italiane - ha detto Daniela Ronco, collaboratrice di Antigone e ricercatrice universitaria - il limite è ovviamente che queste visite sono programmate, così se ci sono dei problemi possono essere occultati prima. Ora il vero problema è la riforma del sistema sanitario carcerario, passato dal Ministero di Giustizia a quello della Sanità: stanno emergendo diverse criticità".
Ma anche per quanto riguarda il resto, i numeri sono impietosi, facendo trapelare una situazione ai limiti del collasso, come riporta l'VIII Rapporto di Antigone "Carceri Malate".
In Italia ci sono 208 carceri, per la metà su edifici costruiti dal 1200 all'800, pertanto in condizioni quasi sempre fatiscenti. E su queste poco più di duecento carceri i posti a disposizione, secondo regole di vivibilità (sanitaria, sociale...) sono 42 mila. Ma i detenuti presenti superano i 67 mila (è un dato riferito alla fine di aprile di quest'anno).
Pertanto ci sono circa 25 mila detenuti in più che costituiscono un sovraffollamento (25 mila è il numero-limite un paese di medie dimensioni).
E del totale, i detenuti condannati in via definitiva sono 37 mila, mentre gli altri circa 30 mila sono detenuti "imputati", cioè sottoposti a misura cautelare (tra questi 15 mila attendono un primo giudizio, cioè "presunti non colpevoli").
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