Continua la nostra campagna "Il carcere è un pezzo di città", promossa con l'obiettivo di includere anche i sindaci nell'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario, vale a dire tra quelle autorità cui la legge riconosce il diritto a visitare gli istituti di pena. L'obiettivo è avvicinare il carcere alla società, contribuire alla sua non rimozione. Per questo è importante che i sindaci siano i primi a potersi interessare, e a poter essere messi nelle condizioni di farlo, a cosa avviene in questo loro pezzo di città.
Dopo essere stati nelle carceri di Livorno, Torino e Bologna con i sindaci Nogarin, Appendino e Merola, ieri è stata la volta della visita al carcere dell'Ucciardone, uno dei due che insistono nel Comune di Palermo, insieme al Sindaco Leoluca Orlando.
"I Palermitani che vivono all'Ucciardone o a Pagliarelli – dichiara il Sindaco, Leoluca Orlando - sono Palermitani a tutti gli effetti, con diritti e doveri. Lo Stato e le Istituzioni hanno il diritto dovere di assisterne e favorirne percorsi di riconoscimento e di reinserimento".
Dalle ricerche di Antigone sulle garanzie a protezione di chi si trova in stato di fermo o arresto (di cui abbiamo parlato anche qui) è emerso, tra le altre cose, che gli avvocati non dispongono del tempo sufficiente per preparare la prima fase della difesa. Prima dell'udienza di convalida degli arresti (quella in cui si decide se rimettere in libertà la persona o disporre misure cautelari) il tempo per consultare il fascicolo è troppo poco: in media 5 minuti.
Un modo per rafforzare le garanzie di chi è privato della libertà sarebbe inviare il fascicolo al difensore tramite l'indirizzo di posta elettronica certificata con cui già adesso gli si notifica la nomina, come avviene in molti paesi europei. Non è la sola possibilità.
Quasi un anno fa il Tribunale di Bologna ha dato il via a una sperimentazione che permette ai difensori di consultare da una postazione informatica, e senza dover necessariamente estrarre una copia, il fascicolo d’indagine del proprio assistito presso la Procura della Repubblica, agevolando sensibilmente l’accesso alle informazioni essenziali del procedimento. Questo strumento si sta rivelando utile per diminuire i tempi di accesso al fascicolo prima dell’udienza ordinaria. Il suo utilizzo andrebbe esteso alle udienze di convalida.
Sarebbe importante che l'iniziativa del Tribunale di Bologna, adottata su impulso dell'Ordine degli avvocati, si estendesse a tutti i Tribunali italiani.
Questa mattina Antigone avrebbe dovuto essere audita alla Camera dei Deputati, dalle commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia, in riferimento al decreto sicurezza bis. Sono infatti molte le norme presenti nel decreto che riteniamo criticabili se non addirittura illegittime. In particolare ci saremmo soffermati sulle norme in materia penale che prevedono ingiustificate ulteriori strette repressive. Tuttavia, appreso dell'esclusione di Sea Watch dalle audizioni, insieme alle altre associazioni che sarebbero dovute intervenire, abbiamo deciso di rinunciare comunicandolo al presidente della Camera e ai presidenti delle commissioni parlamentari.
E' stato presentato ieri a Bologna il primo rapporto regionale dell'Emilia-Romagna sulle condizioni di detenzione. L’Emilia-Romagna, con i suoi 3.641 detenuti, corrispondenti al 6% del totale nazionale, si colloca al settimo posto tra le regioni italiane per numerosità della popolazione detenuta, tra il Piemonte (4.570) e la Toscana (3.420). Il dato di flusso, che misura il numero degli ingressi in carcere dallo stato di libertà, registra 2.870 persone (229 le donne) delle quali 1.559 straniere (122 le donne) entrate nelle prigioni emiliano-romagnole equivalente al 6.1% del totale nazionale.
Antigone Emilia Romagna presenterà il 24 Giugno dalle 16 alle 19 nella sala “Marco Biagi” del Complesso del Baraccano in via S. Stefano 119 a Bologna il primo rapporto sulle condizioni di detenzione in Emilia Romagna.
L’idea di realizzare per il 2018 un rapporto regionale parte dalla crescita delle attività della sede regionale di Antigone. Per quanto attiene alla mappatura delle condizioni di detenzione in Emilia-Romagna, da alcuni anni gli osservatori e le osservatrici presenti in regione garantiscono che ciascun carcere sia visitato almeno una volta all’anno, assicurando continuità nell’attività di monitoraggio e scambio con gli operatori e le operatrici del settore. Altrettanti\e militanti dell’associazione si occupano di raccogliere informazioni sugli istituti provenienti da altre fonti, cercando, archiviando e analizzando contributi giornalistici, comunicati sindacali, report provenienti da altre associazioni e dagli uffici dei garanti (regionale e comunali) e realizzando talvolta colloqui e interviste con testimoni privilegiati all’esterno del carcere. L’integrazione di questi strumenti ci ha spinti a lavorare al primo rapporto regionale sulle condizioni di detenzione con l’intento di comporre un quadro regionale sulla base del confronto dei materiali raccolti con riferimento alle singole strutture: le case circondariali di Bologna, Ferrara, Forlì, Modena, Ravenna, Piacenza, Reggio Emilia e Rimini; la casa di reclusione di Parma, la casa di lavoro di Castelfranco Emilia.