La casa circondariale di Ferrara si trova nell’area extraurbana della città. Vi sono ristretti poco più di 300 detenuti. Oggi questo è uno dei carceri in Italia a prevedere una sezione di alta sicurezza (AS2) destinata agli anarchici e sovversivi. La struttura, che era stata danneggiata dal terremoto del 2012, è stata ora completamente rimessa in sicurezza e tutte le sue parti sono agibili.
Complessivamente l’istituto si presenta in buone condizioni. Esso appare pulito e ben tenuto sia nelle aree esterne (soprattutto l’area verde per i colloqui all’aperto è molto curata), che nei locali interni (cucina, palestra, teatro, area colloqui). L’area dedicata ai colloqui (che si svolgono 6 giorni alla settimana su 7) è accogliente: ci sono molti spazi dedicati all’incontro dei detenuti con i figli, dotati di giochi e allestimenti dedicati all’infanzia, dove vengono organizzate anche iniziative da parte dei volontari specificamente dedicate ai bambini in visita.
La “sorveglianza dinamica” ha comportato un complessivo miglioramento della condizione di vita dei detenuti, anche se gli educatori segnalano, come conseguenza, il contestuale disinteresse dei detenuti per le attività trattamentali previste (meno adesioni alle attività di sport o a quelle ricreative, ad esempio). Nel corso della visita alle sezioni, peraltro, quasi tutti i detenuti risultavano in cella con le porte blindate accostate. La possibilità di lavorare è decisamente scarsa nel carcere e alla carenza di budget si fa fronte con un sistema di turnazione che comporta attese di circa un anno per chi entra.
La casa circondariale di Ferrara sta vivendo un momento di transizione: dopo quattro anni si assiste all'avvicendamento tra l’attuale comandante della polizia penitenziaria e la nuova comandante che gli subentrerà tra due settimane. Il comandante ancora in carica, il quale esercita un evidente influenza sia sui sottoposti che sui detenuti, ha segnalato la mentalità “militare” del corpo di polizia penitenziaria che lavora nel carcere e ha aggiunto che la buona gestione di questo penitenziario dipende dalla circostanza che “i detenuti qui hanno molto da perdere”.
Il direttore ha evidenziato due punti critici: la grave carenza di personale nell’area amministrativa-contabile e la difficoltà nell’assicurare cure specialistiche ed in particolare quelle cardiologiche (mancanza di attrezzatura e del medico specialistico che viene poco frequentemente, a fronte dei problemi legati all'organizzazione delle traduzioni verso le strutture sanitarie esterne).
L’assistenza sanitaria è garantita 24 ore su 24. Lo staff medico evidenzia l’incremento del numero dei pazienti detenuti che mostrano tratti antisociali e che è difficile assegnare alle sezioni comuni. Secondo la psichiatra questo dato è da mettere in relazione con la chiusura degli OPG e la relativa mancanza di alternative previste a livello normativo per questa fascia di persone, oggi difficilmente collocabili nel contesto carcerario. Le patologie più comuni che ci vengono segnalate sono quelle di origine traumatica (“si cuce” e si ingessa parecchio).