La morte del giovane Lorenzo Toma ci lascia molto tristi perchè la sensazione che si prova quando a morire è un ragazzo è quella di aver perso un sogno, il futuro e la speranza insieme. Non è la prima volta che la cronaca racconta di tragedie come questa consumate in discoteca nei rave party o durante i concerti. E ogni volta che simili episodi accadono, le teorie moralizzatrici e i giudizi si sprecano e si alza la voce di chi pensa di risolvere il problema sballo e movida a botte di ordinanze di chiusure dei locali e controlli a tappeto. Chi specula lo fa in nome di leggi più severe, pacchetti sicurezza ad oltranza e pene detentive più elevate. Reprimere, stoppare i luoghi di aggregazione giovanile che siano discoteche, le T.a.z. dei rave, i centri sociali, vuol dire ancora una volta chiudere definitivamente ai giovani e fallire come educatori.
Non sappiamo cosa sia accaduto quella sera, per il momento, l'autopsia ha accertato una malformazione congenita al cuore che, in condizioni di forte stress, può essere letale.
Non sappiamo se Lorenzo quella sera ha assunto o meno sostanze o quanto drink ha bevuto. Quello che sappiamo è che era li per divertirsi come fanno milioni di ragazzi nei week end.
Però, sono stati molti ad affermare, subito, che quel ragazzo è morto per droga senza neppure aspettare i risultati degli esami medico legali.
Tra questi, distinguendosi per lungimiranza e stile, l'oramai ex sindaco di Gallipoli Errico che, poche ore dopo la tragedia, ha proferito parole vergognose e gravi nei riguardi del giovane e della sua famiglia.
Parole cariche di odio e disprezzo verso una generazione di giovani sin troppo stigmatizzata e abbandonata a se stessa.
Il silenzio ed il buon senso che ci saremmo aspettati dinnanzi a un lutto così grande sono stati spazzati via da parole che pesano come un macigno, frutto di un pregiudizio e pressappochismo da parte di chi per il ruolo istituzionale che riveste avrebbe dovuto offrire una parola di conforto alla famiglia e puntare il dito, in primis, verso le politiche proibizioniste di questo paese colpevoli di aver mietuto centinaia di vittime.
In un paese come l'Italia, dove si è abituati a ragionare sull'onda dell'emergenza dove la politica economica e sociale ha devastato una intera generazione costretta al precariato, dove si preferisce declinare a questione penale temi che riguardano i diritti delle persone, la morte di un ragazzo di soli 19 anni e quella degli altri giovani deceduti in questi giorni d'agosto è stata subito strumentalizzata dai signori della paura per creare allarme e giustificare la Tolleranza zero.
Sono cinque milioni gli italiani tra i 15-64 anni che tra il 2013-2014 hanno usato almeno una volta una sostanza psicoattiva illecita . Di questi 3,5 milioni hanno consumato cannabis. Sono 12 milioni gli italiani che una volta nella vita hanno usato la marijuana. Le sostanze più consumate restano la marijuana, l'eroina e le sostanze stimolanti. Vi è rispetto al 2011 un decremento della cocaina. Un dato che deve essere letto con responsabilità e chiarezza da chi ci governa ma che ripetutamente viene mistificato e usato per fare propaganda.
La legge Fini Giovanardi è stata in vigore quasi dieci anni e solo l'anno scorso la Corte Costituzionale l' ha abrogata.
I danni di quella legge proibizionista sono immani così come le centinaia di malcapitati, molti giovanissimi, costretti ai rischi del mercato illegale che per ingrassare i suoi affari non si fa scrupoli a tagliare le sostanze con veleni . Sappiamo che la marijuana come le droghe chimiche è tagliata con metadone, veleno per topi, farmaci scaduti e molto altro ancora.
Cambiare approccio e strategia significa dare più sicurezza, aumentare il monitoraggio dei comportamenti a rischio e intervenire attraverso pratiche consolidate nel resto d'Europa. Tra queste i cd testing sulle sostanze analisi in grado di stabilire la presenza del principio attivo e dei tagli presenti nella sostanza, allestire le zone chill out dove operatori socio sanitari restano a disposizione degli utenti nel caso di malori improvvisi, incidenti o semplicemente per dare informazioni.
Nel resto del mondo qualcosa è cambiato. Il Governo degli stati uniti d'America - quello stesso paese che oltre 30 anni fa aveva lanciato a livello planetario la war on drugs- ha dichiarato pubblicamente il fallimento della guerra alla droga e il cambio di strategia politica partendo dalla legalizzazione della cannabis.
In Italia, per ora, è ritornato in vigore il vecchio testo Jervolino Vassalli che ripristina il distinguo tra droghe leggere e pesanti. Le pene detentive sono state rimodulate ma restano sempre molto elevate per i consumatori.
La coltivazione è ancora reato. Nell'agenda del governo pende una concreta e non ideologica proposta di legge per la legalizzazione della cannabis . Sono 218 i parlamentari che con Antigone, Forum Droghe e molte altre associazioni hanno scritto e discusso il cambio di rotta normativo. Aspettiamo settembre per riprendere l'iter con la speranza che il governo faccia la sua parte.
Ci auguriamo di fare presto anche in vista della Conferenza Mondiale sulle droghe UNGASS che si terrà nel 2016. Chiediamo che la materia delle droghe divenga finalmente questione non affidata alla sfera penale ma a quella della salute e dei diritti e libertà delle persone.
Maria Pia Scarciglia
Presidente Antigone onlus Puglia