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Pubblicato Lunedì, 23 Novembre 2015
COMUNICATO STAMPA - Denuncia del Difensore civico di Antigone (Simona Filippi): a più di tre mesi dalla morte di Stefano Borriello ancora non si conoscono le cause cliniche del decesso
Il 7 agosto 2015, Stefano Borriello, un giovane di soli 29 anni, viene trasportato dal carcere di Pordenone in condizioni molto gravi all’Ospedale della città e lì, poco dopo l’arrivo, muore “per arresto cardiaco”.
Da subito, la madre di Stefano chiede con fermezza quali siano le ragioni del decesso del figlio sempre stato in ottime condizioni di salute mentre la Procura apre un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo. Sembra che Stefano stesse male già da qualche giorno prima della morte.
In questi mesi, il Difensore civico dell’associazione ha seguito il caso con molta determinazione. Dalla visita effettuata dagli osservatori dell’Associazione, è emerso che all’interno del carcere di Pordenone il servizio medico non è garantito h24 ma soltanto sino alle ore 21.00, che esiste una unica infermeria per tutto il carcere e che non ci sono defribillatori nella sezione.
Ad oggi, trascorsi più di tre mesi da questa terribile morte, ancora non se ne conoscono le cause: i periti nominati dalla Procura per riferire in merito alle “cause della morte” e ad “eventuali lesioni interne o esterne”, ancora non hanno consegnato la relazione. Le ragioni della morte di Stefano sono ad oggi assolutamente incomprensibili. Ancora un altro grande dolore per i genitori. Il Difensore civico insiste, con tutta la forza di chi da anni segue casi di persone morte all’interno delle carceri, affinché le indagini arrivino a risultati certi rispetto ad eventuali responsabilità e che da subito vengano finalmente rese note le cause cliniche che hanno portato alla morte di Stefano.
Roma, 23/11/2015