COMUNICATO STAMPA - Matei/Antigone. Caso Matei: le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone
“Vanno viste le motivazioni. Quanto finora letto fa rabbrividire. Siamo tornati alla caccia alle streghe”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – associazione che da 25 anni si occupa di garanzie nel sistema penale –, riferendosi al caso di Doina Matei, la ragazza romena che nove anni fa uccise Vanessa Russo sulla metropolitana di Roma.
“Siamo in attesa di valutare le ragioni giuridiche della revoca della semilibertà. Si è scatenato un putiferio per le foto pubblicate dalla ragazza su facebook. Ma è vietato sorridere? E’ criminale farsi fotografare?”.
All’epoca dei fatti la ragazza aveva 18 anni e le fu inflitta una pena di 16 anni. Oggi, dopo aver scontato oltre metà della stessa in galera Doina Matei aveva ottenuto il regime della semilibertà che, occorre ricordarlo ai tanti che in queste ore si agitano perché 9 anni sono pochi per un delitto di quel tipo, è una prosecuzione della pena stessa e non una rimessa in libertà.
“Il carcere deve essere un luogo di risocializzazione e non di vessazione. È compito dello Stato quello di garantire questo principio costituzionalmente affermato” dice Gonnella. “Una persona che ha commesso un crimine, ha diritto, dopo aver scontato la sua pena, ad avere una vita come tutte le altre senza che lo stigma del reato commesso la segua per tutta la vita”. “Nel caso specifico Doina ha il diritto di essere felice e, nella sua condizione di semi-libera, a meno che l’ordinanza del magistrato di sorveglianza non preveda altro, ad avere un profilo facebook come tutti i giovani della sua età”.
“E’ comprensibile la reazione della famiglia di Vanessa Russo che quotidianamente vive con il dolore per la perdita della figlia” conclude Patrizio Gonnella. “La giustizia però non deve perdere la sua razionalità. Invece qui pare sia finita nelle mani degli umori popolari, sempre che le si imputi solo delle foto su fb”.
Roma, 13/04/2016