In custodia cautelare in carcere per essere stato trovato con meno di due grammi di cannabis in Ucraina e una richiesta di estradizione verso quel paese. È l’assurda vicenda in cui è incorso un giovane cittadino della Repubblica Ceca attualmente in vacanza in Italia.
Il tutto ha inizio nel settembre del 2013 quando l’uomo stava attraversando il confine ungherese diretto in Ucraina. Fermato è stato trovato con 1,9 grammi di cannabis e denunciato per traffico di droga, condanna per la quale in Ucraina è prevista una pena massima di 10 anni. “Gravità del reato e dell’entità della pena irrogabile” come scritto nella convalida dell’arresto per il quale la custodia cautelare in carcere sembra una “misura idonea a garantire la consegna allo stato richiedente”, ritenendo che “non si prefigurano ragioni plausibili per ritenere che la preannunziata domanda di estradizione dell’arrestato non possa trovare accoglimento”.
“La vicenda ha qualcosa di assurdo per due ordine di questioni tra loro collegate” dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “Da una parte c’è il fatto che la richiesta di arresto arrivi per nemmeno 2 grammi di cannabis, quantità che ci parlano di un consumo personale e non certamente di un traffico di droga. Dall’altra c’è la richiesta di estradizione proprio per questa condotta”.
“Se l’uomo fosse stato trovato in Italia con quella quantità di sostanza – prosegue Gonnella – avrebbe avuto una semplice sanzione amministrativa e mai sarebbe stato condotto in carcere, ancor più per un tempo indeterminato come nel caso specifico essendo la sua permanenza nella Casa Circondariale di Belluno collegata ai tempi necessari per decidere l’estradizione”.
È proprio la disparità di trattamento tra l’Italia, dove appunto il possesso di due grammi di sostanza si costituisce come una sanzione amministrativa o un fatto di lieve entità, e l’Ucraina, dove l’uomo rischia fino a dieci anni di carcere costituendosi la stessa condotta come reato che porta Antigone a sostenere che l’estradizione non dovrebbe essere concessa.
“Crediamo altresì che la misura della custodia cautelare in carcere sia, in conseguenza di questo, totalmente sproporzionata. L’Italia fa un abuso della stessa con una media vicina al 34% mentre in Europa è al 21%. Questo – sottolinea Gonnella – è uno dei casi di abuso della stessa”. “Per questo – conclude il presidente di Antigone – ci appelliamo al Ministro della Giustizia Andrea Orlando affinché si interessi a questo caso”.