Tra pochi giorni, il 3 settembre, saranno trascorsi sette mesi dalla tragica morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ventottenne rapito, torturato e ucciso al Cairo.
In un'intervista rilasciata a Riccardo Iacona (Presa diretta, lunedì 29 agosto) la madre, Paola Regeni, ha affermato: "È importante che il nuovo ambasciatore Cantini non scenda al Cairo: non dobbiamo dare questa immagine distensiva".
Condividiamo la sua preoccupazione. Il ritorno in Egitto del nostro ambasciatore, infatti, sarebbe inteso dalle autorità egiziane come un segnale della volontà di ristabilire normali rapporti politico-diplomatici tra i due Paesi. Riteniamo che ciò sarebbe assai inopportuno, tanto più alla vigilia dell'incontro tra gli investigatori italiani e quelli egiziani, previsto per l'8 e 9 settembre.
Lo scorso 8 aprile il governo ha richiamato a Roma l'ambasciatore italiano in Egitto, Maurizio Massari "per consultazioni". Poi, nelle settimane successive, Massari è stato destinato ad altro incarico e sostituito da Giampaolo Cantini. Ma quest'ultimo non ha ancora preso servizio presso l'ambasciata italiana al Cairo e resta, per così dire, "richiamato" in Italia senza che ancora sia stato chiesto al governo egiziano il "gradimento" sul suo nome.
Noi pensiamo che così la situazione debba rimanere per ora. E che il richiamo in Italia dell'ambasciatore rappresenti un primo ed elementare provvedimento da cui non recedere: e da rafforzare, piuttosto, con altre e più incisive misure. Insomma, non può essere consentita una sorta di "distensione" tra i due Paesi dal momento che, da parte delle istituzioni politiche e giudiziarie egiziane, nulla è stato fatto per far progredire la ricerca della verità sull'assassinio del nostro connazionale.
Di conseguenza, il richiamo dell'ambasciatore va inteso come premessa di altre iniziative di pressione democratica nei confronti del regime egiziano. Perché, questo è il punto, il governo italiano finora non ha assunto alcun altro provvedimento efficace: e dalle autorità egiziane sono giunte oltraggiose e false affermazioni, ostinati silenzi e vere e proprie forme di depistaggio.
Dunque, senza risposte adeguate e veritiere e senza atti di concreta cooperazione con le istituzioni italiane, non ha alcun senso che l'ambasciatore Cantini si insedi nell'ambasciata italiana al Cairo.
Luigi Manconi, Presidente di A Buon diritto
Antonio Marchesi, Presidente di Amnesty international Italia
Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone