Antigone Lombardia ha ripreso le visite delle carceri del 2017 proprio dal carcere di Busto Arsizio, ossia dal luogo ove la Corte Europea per i diritti dell’uomo aveva accertato la violazione dell’articolo 3 CEDU che vieta trattamenti disumani e degradanti. I numeri dei detenuti fanno di nuovo temere, poiché al 10 marzo 2017 si era in presenza di 393 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 238, di cui circa 220 quelli effettivamente disponibili, con celle di nuovo in sovrannumero di persone. Gli spazi regolamentari appaiono decisamente inferiori a quelli previsti dalle nuove decisioni della Suprema Corte di Cassazione.
Le condizioni detentive, seppur migliorate, risentono inevitabilmente delle struttura che è soggetta a manutenzione per infiltrazioni di piogge, con riduzione di spazi. L’aspetto più sorprendente appare la presenza di un reparto medico destinato alla riabilitazione fisioterapica completamente ristrutturato, ma vuoto. Ci si domanda – retoricamente - se non esistano nelle altre carceri lombarde persone che necessitino di cure di questo tipo. A fianco, il reparto infermieristico vede la presenza di 3 o 4 persone stipate in celle chiuse, senza che quelle del reparto riabilitativo adiacente possano essere occupate.
Incongruenze del sistema carcerario che si pensava fossero state superate dopo il periodo emergenziale trascorso, ma che invece, purtroppo, restano evidenti ed incomprensibili. Come resta evidente la scarsezza delle risorse pedagogiche (1 educatore in organico e due applicati in missione alcuni giorni la settimana a fronte di un organico che dovrebbe essere composto da 6 operatori), per auspicare, pur a fronte di una efficace presenza di tre magistrati di sorveglianza, interventi minimi che siano funzionali a quelle che dovrebbero essere le finalità prioritarie della pena.
Milano, 20 marzo 2017