Un prepotente ritorno del carcere e del sovraffollamento e la riforma dell'ordinamento penitenziario che, seppur ancora non conclusa, crea aspettative positive per il futuro. Si può fotografare così l'anno che sta per concludersi.
Il 2017 è stato un anno che ha visto una crescita nel ricorso al carcere dopo alcuni anni in cui si era assistito ad una contrazione dei numeri e del suo utilizzo. In 12 mesi i detenuti presenti sono circa 3.000 in più rispetto a quelli che si registravano alla fine del 2016. Il tasso di affollamento ha raggiunto il 115%, mentre solo un anno fa era di poco superiore al 108%.
In aumento è anche il numero di coloro che si trovano in carcere in custodia cautelare, che attualmente sono circa il 35%. Una percentuale che si alza nel caso degli stranieri. Tra questi ad essere detenuti senza condanna definitiva sono il 41%. Al 31 dicembre 2016 invece il tasso di detenuti in custodia cautelare era del 34,7% (gli stranieri in custodia cautelare erano il 41,7%), ad ogni modo sempre molto al di sopra della media europea del 22%.
A fronte dell'incremento della percentuale di affollamento e di quella relativa alla custodia cautelare, che interessa in misura ancor maggiore gli stranieri, la percentuale di detenuti non italiani è praticamente stabile, aggirandosi attorno al 34,2%, mentre era del 34% a fine 2016. In entrambi i casi molto al di sotto di quella che si registrava nel 2009 quando questi rappresentavano il 37% del totale dei reclusi.
A crescere è anche il numero delle madri detenute con i loro figli. Una situazione per la quale, nonostante la casa protetta inaugurata a Roma, non si riesce a trovare una soluzione definitiva anche a fronte di numeri molto contenuti. Un anno fa le madri erano 34 con i loro 37 bambini, oggi sono 50 con 58 figli.
Altri dati da sottolineare sono quelli che arrivano dalle visite effettuate dal nostro osservatorio in 78 carceri italiane dalle quale emerge che in 7 di esse (9%) c'erano celle senza riscaldamento, in 36 (46%) senza acqua calda, in 4 (5%) il wc non è in un ambiente separato, in 31 (40%) l'istituto non ha un direttore tutto suo in 37 (47%) non ci sono corsi di formazione professionale e che in 4 (5%) non è garantito il limite minimo di 3mq a detenuto.
"E' stato un anno di luci e nuove ombre per il sistema penitenziario italiano - spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. Da un lato c'è la riforma dell'ordinamento penitenziario il cui iter non è ancora completamente concluso e che speriamo porti ad un maggior rispetto della dignità delle persone recluse, siano esse adulte o minori, nonché ad una estensione dell'uso delle misure alternative al carcere. Ma ci sono anche le ombre di una crescita della popolazione detenuta che, se non controllata, potrebbe nel giro di qualche anno riportarci alla situazione che determinò la condanna della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo del 2013 per il trattamento inumano e degradante nelle carceri".
"Un dato importante da sottolineare - conclude Gonnella - è quello dei detenuti stranieri. Nonostante il clima di intolleranza e di odio che si respira c'è, rispetto a 10 anni fa, una riduzione in termini percentuali del numero degli stranieri reclusi nelle carceri italiane".