"E' il principio di proporzionalità che deve governare il sistema penale che altrimenti perde razionalità". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, a seguito della sentenza n. 40 della Corte costituzionale depositata in data odierna. Con questa sentenza la Corte dichiara illegittimo l'articolo 73, primo comma, del Testo unico sugli stupefacenti il quale prevedeva una pena minima edittale di 8 anni. Secondo la Corte proprio il minimo previsto per la fattispecie ordinaria (8 anni) e il massimo previsto per quella di lieve entità (4 anni), sarebbero in contrasto con i principi di eguaglianza, proporzionalità, ragionevolezza (art. 3 della Costituzione), oltre che con il principio della funzione rieducativa della pena (articolo 27 della Costituzione). Il minimo edittale diviene quindi ora di 6 anni, mentre resta invariato il massimo della pena, previsto in 20 anni.
"La sentenza della Corte - dichiara Gonnella - è in chiara controtendenza contro le derive populiste nelle quali siamo immersi. Il diritto non può affidarsi a categorie ad esso estranee. Non si possono prevedere pene a caso a seconda degli umori e dei bisogni di consenso. La Corte - sostiene ancora il presidente di Antigone - ci ricorda dunque come in ambito penale il faro debba sempre essere quello della proporzionalità del sistema penale e della funzione costituzionale rieducativa della pena e non l'uso populistico della giustizia che arrivi ad assumere le sembianze di una vendetta".
"Eliminare la lieve entità come proposto da Salvini - conclude Patrizio Gonnella - significherebbe potenzialmente portare in carcere per minimo 6 anni anche coloro che dovessero essere trovati in possesso di pochi grammi di sostanze. Una proposta che si allontana nettamente dalla pronuncia odierna della Corte e che per questo va fermamente respinta al mittente".