Negli scorsi giorni siamo stati nuovamente a Madrid per assistere, come osservatori internazionali (invitati dalla piattaforma International Trial Watch), al processo che vede imputati alcuni leader indipendentisti catalani, membri del Governo della regione e della società civile, in riferimento al referendum sull'indipendenza della Catalogna.
Il nostro obiettivo era il monitoraggio del rispetto di diritti e garanzie in un procedimento penale particolarmente delicato. Non si tratta dunque di affrontare la questione dell'indipendenza, su cui non abbiamo alcuna competenza. Il nostro lavoro ha fatto seguito a quello di febbraio (di cui abbiamo parlato qui). L'udienza ha avuto luogo pochi giorni dopo la pubblicazione, da parte del Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria (che fa capo al Comitato per i diritti umani dell'Onu), di un documento (che potete leggere interamente a questo link) in cui si condanna il ricorso alla detenzione preventiva nei confronti di gran parte degli imputati, che si trovano in carcere, in custodia cautelare, da oltre un anno e mezzo. In tutte le più importanti fonti giuridiche il ricorso a tale misura è previsto come extrema ratio, ove non sia possibile ricorrere a misure meno afflittive. Ciò al fine di evitare il rischio che tale strumento si trasformi in una pena anticipata o in un indebito strumento di pressione. Nel caso in questione, basti dire che per evitare il rischio di reiterazione del reato sarebbe stato sufficiente inibire dalle funzioni pubbliche gli imputati che avevano incarichi istituzionali.
Antigone esprime forte preoccupazione per la mancanza del diritto all'appello, pur previsto nei processi per reati di portata molto minore. Appaiono poi difficilmente sostenibili le accuse di ribellione e sedizione, reati per i quali le pene si aggirano tra i 20 e i 30 anni. Requisito indispensabile è infatti la presenza di violenza, che nessun elemento sembra provare in maniera credibile.
In generale, al di là delle singole questioni procedurali, il processo è e dev'essere il luogo in cui si accertano i fatti, e non la sede in cui si celebra la vittoria dello Stato. Il processo da noi osservato appare permeato dalla logica dell'eccezione. E' forte il rischio che si faccia del diritto penale un indebito uso simbolico. Infine, Antigone ritiene da sempre che le aule di tribunale non siano i luoghi adatti alla risoluzione di problemi politici. Laddove ciò accade, vi è una pericolosa erosione dei diritti e delle garanzie.