Guardare allo sport, alla sua organizzazione, ai fenomeni che a vario titolo intersecano questo ambito di vita sociale, ha l’indubbio vantaggio di vedere all’opera, potremmo dire quasi in laboratorio, le dinamiche che in senso più generale attraversano la società. Nella forma moderna di sport che si è istituzionalizzata nel Novecento, è possibile distinguere nettamente gli stessi processi che hanno contraddistinto la società fordista e tardo fordista: secolarizzazione, eguaglianza (in senso almeno formale), specializzazione, razionalizzazione, organizzazione burocratica, quantificazione e mito della performance (Gutmann, 1978). Lo sport rappresenta in questo senso un’arena di comportamenti, strutture e relazioni tale da costituire un’occasione unica per studiare la complessità della vita sociale. Scelte individuali o organizzative, dinamiche di gruppo, decisioni, legami sociali, processi di socializzazione, comportamenti devianti, subculture, sono alcune delle questioni che possono costituire il focus di analisi sociologica dello sport (Frey & Eitzen, 1991). Come fenomeno prodotto dalla fase matura della modernità, lo sport rappresenta un campo (Bourdieu, 1979), un ambito sociale dotato di forti strutture di senso e di significato, un fatto sociale totale Russo (2004), le cui implicazioni vanno dalla sfera giuridica, a quella medica, a quella economica, da quella politica a quella scientifica.
È proprio nell’intersecarsi di queste diverse sfere, delle diverse logiche che ne caratterizzano il funzionamento che si intende stimolare l’attenzione degli studiosi. Se, come abbiamo visto, lo sport è un microcosmo sociale, in alcune situazioni, esso si presenta come una “palestra” dove sperimentare orientamenti normativi e pratiche da diffondere poi in ambiti diversi di vita sociale.
Come primo esempio della messa in opera di pratiche di controllo estese poi in senso generale, possiamo richiamare le vicende riguardanti l’introduzione nel 1989 nel nostro ordinamento del c.d. DASPO, un dispositivo di controllo, limitativo della libertà personale con l’obiettivo di contrastare il fenomeno della violenza negli stadi. In questo caso le curve hanno rappresentato una sorta di laboratorio di sperimentazione di forme di repressione che troveranno poi applicazione in altri ambiti della vita sociale. Con il decreto Minniti del 2017, infatti, sono introdotte nel nostro ordinamento due figure giuridiche modellate sul DASPO sportivo: il c.d. DASPO urbano e l’arresto in flagranza differita, quest’ultimo introdotto già nel 2010 negli stadi. Misure controverse e criticate già nella loro applicazione al campo sportivo, che, tuttavia, permettono di veicolare un messaggio potente ed efficace in termini di governo e controllo del territorio, diversificando tra persone “per bene” e persone “per male”.
Un altro ambito che mostra la porosità dei confini e le contaminazioni tra mondo sportivo e società è quello che concerne il consumo di sostanze tra gli atleti. Anche se la logica strettamente proibizionistica ha mostrato tutte le sue debolezze nel regolamentare un fenomeno così diffuso socialmente come quello del consumo di sostanze psicoattive, è con la medesima logica che il legislatore nel 2000 interviene nel campo sportivo per cercare di contrastare l’utilizzo di sostanze dopanti tra gli atleti (Altopiedi, 2008).
Fenomeni corruttivi hanno riguardato a più riprese il mondo dello sport professionistico e non solo. Si tratta di comportamenti che coprono un ampio spettro di condotte: dalla corruzione legata agli appalti per la costruzione degli impianti sportivi, alla truffa, alle frodi sportive, al c.d. doping amministrativo, ecc. Sempre a titolo d’esempio, possiamo ricordare il ruolo giocato dalla criminalità organizzata in diversi ambiti del “contenitore” sportivo. Si pensi alle infiltrazioni mafiose all’interno delle tifoserie, in particolare nel tifo organizzato delle curve negli stadi; o al mondo delle scommesse clandestine (non soltanto con riferimento alla disciplina calcistica).
Un altro tema che merita certamente un’attenta riflessione è la questione del razzismo in ambito sportivo: Ad esempio: come vengono perseguiti gli episodi di razzismo (si pensi ai cori razzisti negli stadi)? Quali strumenti giuridici sono usati per contrastare e/o punire questo fenomeno? Chi viene perseguito? E, per converso: il mondo dello sport offre degli esempi di integrazione “concreta” che vanno oltre le saltuarie campagne antirazziste promosse dalle istituzioni sportive (si pensi alla campagna della UEFA in occasione delle coppe europee di calcio)?
Il numero monografico della rivista vuole riflettere a tutto campo sui temi su delineati, con contributi di riflessioni teorica e descrizioni di ricerche sul campo, verificando il senso delle politiche di intervento adottate e la loro effettività.
Gli abstract e gli articoli in Italiano, inglese, francese o spagnolo vanno inviati in formato .doc al seguente indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e in cc agli indirizzi mail dei curatori del volume Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Si prega di allegare all'abstract il nome dell'autore, un indirizzo mail, e una breve nota biografica con indicazione dell’affiliazione.
Si prega di prendere visione della sezione “Invia un articolo a questo indirizzo http://www.osservatorioantigone.it/rivista/index.php?option=com_content&view=article&id=50&Itemid= per conoscere i dettagli della procedura di referaggio e delle norme editoriali per la redazione degli articoli.
Scadenza invio abstract: 15/06/2019
Scadenza invio articoli: 15/09/2019