È un grave errore di tutti gli attori coinvolti la decisione di rimuovere i murales dedicati a Luigi Caiafa e Ugo Russo. Un errore – dell’amministrazione comunale di Napoli in primis – che scaturisce dalla subordinazione ideologica a un dilagante giustizialismo a senso unico contro i soggetti più marginali della città, in questo caso minorenni.
Nelle cronache ritorna spesso l’espressione “lotta al degrado delle aree urbane”, condita di slogan che inneggiano alla sicurezza dei territori e al concetto di decoro, del quale rimangono vaghi non solo i confini, ma persino l’essenza. Questa narrazione ha accompagnato gli accadimenti degli ultimi giorni, il cui atto finale è stato la rimozione del murale dedicato a Luigi Caiafa.
È necessario però domandarsi come i concetti di legalità, sicurezza e decoro interagiscono con l’inclusione dei giovani che provengono da un vissuto deviante. In un sistema garantista, ispirato ai principi costituzionali, quali strumenti abbiamo per tutelare questi minori, escludendo strumentalizzazioni mediatiche o elettorali? Le scelte istituzionali sembrano ignorare tale complessità, preferendo aderire alle interpretazioni securitarie dei fenomeni.
Guardare al sistema giuridico come un insieme di norme avulso dalla società non può che offrire una visione parziale del problema. Condotta in questo modo, la lotta per la legalità diviene una battaglia astratta e non riconoscibile, soprattutto da coloro che vivono sulla propria pelle il quotidiano arretramento dello stato sociale. Quando ai minori è negata ogni prospettiva e si invade il discorso pubblico con campagne mediatiche tese alla criminalizzazione e allo stigma, il risultato è di acuire il senso di abbandono e di incomunicabilità, l’emarginazione e la rabbia.
Luigi è il primo di quattro figli, nato e cresciuto nel cuore di Forcella, uno dei quartieri più discussi di Napoli. È il quartiere che per anni ha ospitato tra le più importanti famiglie di camorra, dove i ragazzi fin dall’infanzia si sentono segnati, senza futuro, come se il loro destino fosse già scritto. Luigi non era estraneo alle contraddizioni del luogo, ma era anche indaffarato a risolvere i problemi dei suoi amici, con la speranza di diventare pizzaiolo, impegnato in un progetto di giardinaggio, orgoglioso di essere sostenuto da altri in questo suo percorso di affrancamento dai meccanismi criminali. Ma è difficile trasformare il proprio destino quando niente cambia intorno e la fine della storia già la conosciamo.
L’omicidio di un minore costringe a confrontarsi con uno scenario complesso, attraversato da tensioni e interessi contrastanti. Rispondere con atti di forza o esemplari significa cedere a futili narrazioni faziose, ma soprattutto negare le responsabilità collettive, ridurre drasticamente, se non addirittura annullare, le possibilità di intervento, di mediazione. Per questo auspichiamo il ravvedimento dell’amministrazione comunale sulle scelte adottate riguardo la rimozione dei murales.
Antigone Campania