Ieri la commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha approvato un testo base di riforma dell'ergastolo ostativo. La prima cosa che salta all'occhio è quanto questo non appaia in linea con quanto prescritto della Corte costituzionale e, al contrario, rischia di rendere, se approvato, più difficile di quanto già non sia oggi l'accesso ai benefici penitenziari.
Il testo approvato ieri contiene, infatti, una riscrittura peggiorativa della disciplina vigente: alza il numero di anni di pena da scontare prima di poter accedere alla liberazione condizionale da 26 a 30; con una forma meno diretta, ma prevede comunque un (inammissibile) onere della prova a carico del detenuto rispetto alla recisione del legame con l'organizzazione criminale; non riscrive in senso garantista l'intera disciplina dell'art. 4-bis dell'Ordinamento penitenziario.
Qualora questo testo fosse approvato, a nostro parere, lascerebbe un evidente conflitto con il contenuto della decisione della Consulta, che aveva già accertato l'incostituzionalità della disciplina vigente. Antigone, di conseguenza, si augura che la commissione Giustizia adotti un testo più coerente sia con le decisioni della Corte costituzionale, sia con quelle della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.