Il 13 ottobre, con l'insediamento del Parlamento, è iniziata la XIX legislatura. Già nei primi giorni alcuni parlamentari hanno presentato delle proposte di legge. Tra queste alcune riguardano il sistema penitenziario. Proprio dare uno sguardo a tali proposte può aiutare a capire che carcere vuole costruire la destra al governo.
CIRIELLI (Fratelli d'Italia): "Modifica dell’articolo 27 della Costituzione in materia di responsabilità penale".
Questa è una proposta già avanzata nella scorsa legislatura. Se approvata la Costituzione sarebbe riscritta e vincolerebbe il fine rieducativo della pena a non meglio specificati criteri di sicurezza che, di fatto, potrebbero riguardare un ampio ventaglio di reati, variabili a seconda del clima politico. Come se rieducazone non ce ne fosse già troppo poca e la recidiva non fosse già troppo alta.
MORRONE (Lega): "Modifiche al codice penale, al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e altre disposizioni concernenti la tutela dell'ordine e della sicurezza negli istituti penitenziari".
All'interno di questa modifica c'è la possibilità di dotare gli agenti di polizia penitenziaria della pistola taser mentre sono in sezione, cambiando un approccio che, in nome di una finalità di custodia rieducativa e non securitaria - e per la sicurezza di tutti (detenuti e agenti) - aveva portato a bandire le armi.
MORRONE (Lega): "Istituzione della carriera dei funzionari tecnici del Corpo di polizia penitenziaria nei ruoli dei medici, degli psicologi e dell'amministrazione e del commissariato".
Il carcere, proprio per la sua funzione rieducativa, vive di diverse figure, quelle di polizia e quelle civili. Sovrarappresentare la prima rischia di schiacciare troppo la pena verso una funzione di mera custodia, a scapito anche della sicurezza dei cittadini.
Queste proposte di legge potrebbero cambiare radicalmente il senso e la finalità della pena, cambiandone lo scopo, trasformando la natura del carcere e rendendo gli istituti di pena un luogo di negazione dei diritti.
Noi crediamo che quanto previsto dall'art. 27 della Costituzione vada mantenuto, applicato, difeso. In Parlamento e nella società.