Lo scorso 19 settembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto-legge n. 124 “Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione”. All’interno sono incluse le norme che riguardano l’aumento dei tempi di trattenimento nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) e l’apertura di ulteriori strutture, almeno una per regione nelle intenzioni del Governo.
Il decreto ha così iniziato il suo iter di conversione in legge in Parlamento. A tal proposito, nei giorni scorsi, dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati è giunta la richiesta di presentare dei documenti che potessero essere utili alla discussione. Insieme alla Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD) abbiamo perciò deciso di presentare un testo (che si può leggere qui) che evidenziasse le molte criticità che il sistema della detenzione amministrativa ha evidenziato nei suoi 25 anni di storia.
La pericolosa extraterritorialità giuridica che i CPR rappresentano, in cui non trovano applicazione neanche quei principi costituzionali che dovrebbero considerarsi inderogabili. Il fatto che la gestione venga affidata a società private e, di conseguenza, la privazione della libertà diventi strumento di profitto. L’inefficacia di questi Centri nella gestione delle politiche di rimpatri, con una illegittimità al trattenimento per molte delle persone che vi vengono detenute. L’apatia e l’abbandono a cui le persone trattenute sono condannate per tutto il tempo del trattenimento.
Per questo abbiamo concluso sulla necessità di superare il sistema della detenzione amministrativa e guardare ad una modifica delle attuali leggi sull’immigrazione che in molti casi sono causa dell’irregolarità dell’accesso e della permanenza delle persone straniere sul territorio italiano.
Per saperne di più sulla detenzione amministrativa, visita il sito Buchi Neri, curato dalla CILD.