"Si accertino le eventuali responsabilità rispetto a quanto sarebbe accaduto nel carcere di Foggia dove dieci agenti penitenziari sono accusati di tortura per le violenze contro due persone detenute. Si tratta dell'ennesimo caso emerso nelle cronache da quando, nel 2017, è stata approvata la legge che punisce i torturatori. Una legge che ha aiutato a superare quel clima di impunità che, troppo spesso, si registrava. Sono diversi gli agenti penitenziari in questo momento indagati, imputati o già condannati nei primi gradi di giudizio per tortura. Se ci fosse una modifica dell'attuale legge, come il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dichiarato e ribadito essere nelle sue intenzioni e in quelle del governo, tutte queste indagini e processi potrebbero saltare. Per questo difenderemo strenuamente l'attuale impianto normativo. Questi casi si inseriscono in un clima che, in alcune carceri, è sempre più teso a causa della crescita del sovraffollamento e una popolazione detenuta che nel tempo sta cambiando sempre di più e richiede una gestione che gli operatori, a causa dell'assenza di aggiornamento professionale e del loro ridotto numero, non riescono a garantire. Per questo crediamo che il governo dovrebbe impegnarsi urgentemente su questi fronti. Le inchieste nulla tolgono all'impegno di quei tanti operatori penitenziari che si muovono nel solco della legalità e che avrebbero bisogno di una mano per continuare a farlo".
Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, in merito ai fatti riferiti alle presunte torture avvenute nel carcere di Foggia.