Imprimatur Editore sta per pubblicare il libro "Dieci stupide idiozie. Racconti dal carcere" scritto da Marco Costantini. Marco è da dodici anni detenuto nel carcere di Rebibbia per reati contro il patrimonio "Per me scrivere da detenuto significa avere la possibilità di vivere all'esterno di quel muro che separa la vita dalla morte. Ogni giorno in carcere si muore, muore ogni piccolo frammento della propria esistenza, più resti rinchiuso in carcere più muori, mai io ho scelto di vivere grazie alla scrittura" (Marco Costantini)
I dieci racconti qui raccolti sono un atto d’amore verso la scrittura e il suo potere salvifico. Scrivere vuol dire comunicare al di là di barriere spaziali e temporali, una risorsa preziosissima, vitale, per chi non dispone del proprio tempo né ha la libertà di muoversi. E vuol dire anche comunicare con il proprio mondo interiore, con l’immaginazione e la capacità di astrarre e astrarsi che è ciò che ci rende umani.
Amori finiti, guerre, colloqui di lavoro, funerali e amori che iniziano sono la vita fuori dal carcere, solo fantasie per chi è dentro: stupide idiozie.
Il libro è introdotto dalle prefazioni di Totò Cuffaro e di Giorgio Poidomani, figura di grande spessore, che attualmente collabora con l'Associazione Antigone nel seguire i detenuti che fanno parte della redazione che settimanalmente realizza il Giornale Radio dal carcere di Rebibbia Nuovo Complesso (tra loro anche Marco Costantini), in onda nella trasmissione radiofonica Jailhouse Rock.
Cinque disperati
«Marco è detenuto con me, come me. Ha scritto per dire a se stesso, prima che a chi legge, le sue “idiozie”, che vuole, sempre vuole, fortissimamente vuole, essere un uomo, che sta cambiando, per divenire sempre più uomo. Scrive per disseppellire dall’ipocrisia dell’oblio realtà ignorate e sottovalutate, per farle vivere. Scrive per strappare quel sottile velo della mala coscienza, per indurre a riflettere su sofferenza e drammi, e per accendere anche una povera luce su piccole fantasie e solidale umanità».