Nella giornata di ieri Antigone è stata contattata dalla madre del giovane ragazzo suicidatosi nella tarda serata di venerdì presso il carcere di Regina Coeli. La donna ci ha inviato l'ultima lettera che suo figlio aveva spedito al fratello lo scorso 16 febbraio, affinché fosse resa pubblica.
Nel settembre dello scorso anno il giovane era stato collocato in Rems a Ceccano. Dopo due episodi di allontanamento e irreperibilità, al momento del ritrovamento da parte dei Carabinieri un magistrato decise per la custodia cautelare in carcere, nonostate lo spirito della legge sia quello di favorire misure cautelari non detentive.
Nella lettera emergono con chiarezza la difficoltà psicologiche di cui soffriva il ventiduenne che fa riferimento anche all'ipotesi di suicidarsi.
"Il suicidio del ragazzo di 22 anni avvenuto a Regina Coeli non solo ci addolora ma ci indigna anche". A dichiararlo sono Patrizio Gonnella (Antigone) e Stefano Cecconi (campagna Stop OPG) in riferimento al sucidio avvenuto nella tarda serata di ieri nel carcere romano dove il giovane era stato condotto dopo essere andato via da una Rems.
"Non si cura mettendo le persone dietro le sbarre - proseguono Gonnella e Cecconi. Si cura affidando le persone, e ancor più i ragazzi, al sostegno medico, sociale, psicologico dei servizi del territorio. Se un ragazzo va via da una Rems non si deve parlare di evasione. Non si butta una vita in galera".
Gentile Ministro,
abbiamo ascoltato, apprezzandole, le Sue recenti dichiarazioni sull’ormai annosa questione del reato di tortura, con particolare riferimento all’assicurazione dell’impegno del Governo affinché questo venga al più presto introdotto. Abbiamo altresì notato come, dopo una lunga sospensione del dibattito, e a quasi due anni dall’approvazione del testo trasmesso dalla Camera dei Deputati, il tema sia stato nuovamente previsto all’ordine del giorno del Senato.
Ci rivolgiamo a Lei chiedendoLe innanzitutto di voler perseguire con determinazione l’obiettivo dell’introduzione di una fattispecie specifica di tortura nel nostro ordinamento. A tal proposito, ci permettiamo di segnalarLe come, a nostro avviso, la definizione contenuta nel testo attualmente oggetto di discussione in Senato presenti diversi elementi problematici, alcuni dei quali la rendono difforme da quanto richiesto dall’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, ratificata dall’Italia nel lontano 1989.
Nei prossimi giorni il Parlamento dovrà discutere e convertire i decreti sicurezza e immigrazione proposti dal Ministro dell'Interno Minniti e varati dal Consiglio dei Ministri lo scorso 10 febbraio.
Due decreti che prevedono interventi fortemente restrittivi dei diritti e delle libertà.
Insieme alla Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili abbiamo raccolto i nostri argomenti costituzionali, giuridici, sociali e culturali contro questi due e li abbiamo inviati ai capigruppo della Camera; ai componenti della Commissione Affari Costituzionali della Camera e a quelli della Commissione Giustizia; nonché ai ministri della Giustizia Orlando e dell'Interno Minniti, al sottosegretario alla Giustizia Migliore e al viceministro dell'Interno Bubbico.
Il 14 febbraio Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, il presidente e il direttore Amnesty International Italia, Antonio Marchesi e Gianni Rufini, e Patrizio Gonnella, presidente di Antigone e Coalizione italiana libertà e diritti civili, hanno ricevuto una lettera da parte di Nino Sergi, presidente onorario di Intersos.
Nella lettera Sergi evidenzia - a quanto pare a titolo personale - la necessità del ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo.
Tale decisione, secondo Sergi, rafforzerebbe la ricerca della verità per Giulio Regeni, consentirebbe di affrontare meglio “la difficile situazione internazionale e le crescenti tensioni che minacciano la pace”, e ripristinerebbe quelle “attività di cooperazione” che “hanno risentito” dell’assenza dell’ambasciatore italiano in Egitto.
Il 16 febbraio Sergi ha reso pubblica la sua posizione attraverso un appello al presidente del Consiglio Gentiloni e al ministro degli Affari esteri Alfano.