Si è tenuta oggi la seconda udienza preliminare relativa al procedimento per le presunte violenze commessa da agenti di polizia penitenziaria a danno di un detenuto presso la Casa circondariale di Monza. Durante la stessa il Giudice ha ammesso Antigone tra le parti civili.
"Il 6 agosto 2019 Antigone riceve una telefonata da parte di una che racconta di una violenta aggressione fisica subita dal fratello, detenuto presso il carcere di Monza, ad opera di diversi agenti di polizia penitenziaria. I fatti sarebbero avvenuti nel corridoio della sezione. Il detenuto sarebbe stato preso a calci e pugni". A ricordarlo è Simona Filippi, avvocato dell'Associazione che, il 25 settembre dello stesso anno, presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Monza denunciando i fatti. "Anche a seguito di questo esposto - prosegue l'avvocato Filippi - vengono indagati 5 agenti di polizia penitenziaria che a vario titolo sono chiamati a rispondere dei reati di lesioni aggravate, falso, calunnia, violenza privata, abuso d'ufficio e omessa denuncia a danno del detenuto".
"Quello di Monza è un episodio grave che però è emerso anche grazie alla collaborazione delle istituzioni penitenziarie" sottolinea Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. "Così come fatto nel procedimento relativo ai fatti avvenuti nel carcere di San Gimignano, ci auguriamo che anche in questo caso il Ministero della Giustizia decida di costituirsi parte civile. E' un segnale importante che si dà, soprattutto alla maggior parte degli operatori che fanno il loro lavoro nel rispetto del senso costituzionale della pena".