Sono oltre 1.500 i detenuti positivi al Covid-19 negli istituti di pena italiani (per la precisione 1.532). Erano meno di 200 all'inizio di dicembre. A loro si aggiungono i quasi 1.500 operatori (agenti e funzionari), anch'essi contagiati dal coronavirus. La variante Omicron ha portato ad un'impennata dei contagi anche in carcere, dove la popolazione detenuta non ha ancora ricevuto nella sua interezza la terza dose del vaccino (va ricordato che i detenuti, alla partenza della campagna vaccinale furono inseriti tra le categorie prioritarie) e la cui situazione di salute, in molti casi, non è ottimale a causa di patologie pregresse.
A questo quadro si aggiungono le informazioni che arrivano da alcuni istituti, dove pare sia saltata la possibilità di separere positivi e negativi per l'assenza di spazi dove spostare proprio chi risulta contagiato. Inoltre, in altri casi, pare che le direzioni abbiano smesso di fornire mascherine nuove ai reclusi. Aumenta la preoccupazione, anche a fronte di un numero di persone ristrette che, dopo il calo registrato allo scoppio della pandemia, ha ripreso lentamente a salire fino a tornare stabilmente sopra i 54.000 reclusi, a fronte di una capienza ufficiale di 50.000 posti (ma quella effettiva sappiamo essere inferiore per via di reparti chiusi o in ristrutturazione).
di Patrizio Gonnella da il manifesto del 30 dicembre 2021
Finalmente!Nelle pagine della relazione conclusiva resa pubblica dalla «Commissione per l’innovazione penitenziaria» voluta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia e presieduta dal prof. Marco Ruotolo si intravede quella visione della pena che invece ci è sembrata drammaticamente smarrita negli ultimi anni.
La Relazione si muove su più piani: quello delle proposte di riforma legislativa, quello delle proposte di riforma regolamentare e quello della gestione amministrativa. Nel nome di un pragmatismo, che non è in contraddizione con un’idea di pena fondata sul pieno rispetto della dignità umana, vengono nel dettaglio delineate le norme che dovrebbero essere approvate, a tutti i livelli, affinché il carcere non sia luogo di mera sofferenza, di vessazioni ingiustificate, di violenza. Indico qui, a scopo esemplificativo, tre proposte elaborate dalla Commissione che potrebbero avere un impatto significativo in termini di riduzione del danno prodotto dalla carcerazione.
1) Viene prevista la possibilità per lo straniero di accedere dalla detenzione alle procedure per il rinnovo del permesso di soggiorno e per chiedere la protezione internazionale, pratica che oggi in non pochi istituti è vietata così aprendo la porta a espulsioni ingiustificate. Inoltre viene proposta la modifica della legge Bossi Fini nel senso che l’espulsione non dovrebbe essere mai disposta quando va a pregiudicare i risultati del percorso di reinserimento sociale del condannato. Un bel segnale in contro-tendenza rispetto alle tante cattiverie dette e fatte sul corpo dei migranti.
Il 2021 è stato un anno di attesa per quanto riguarda il sistema penitenziario italiano. Colpito e sconvolto dal Covid-19 nel corso del 2020, quello che abbiamo potuto verificare nel corso di quest'anno è stato un tentativo di ritorno alla normalità che, purtroppo, non in tutti gli istituti è stato tale e non in tutti con la prontezza necessaria.
Nel corso del 2021 l'osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione ha visitato 99 carceri per adulti, più della metà di quelli presenti in Italia, da Sciacca in Sicilia a Bolzano in Alto-Adige. Il più grande Napoli Poggioreale, con oltre 2.200 presenze, i più piccoli Lanusei in Sardegna e Grosseto in Toscana, entrambi con 28 presenti. Tra gli istituti visitati alcune delle situazioni più difficili da segnalare sono state rilevate nel carcere fiorentino di Sollicciano, dove sono stati registrati in media in un anno 105 atti di autolesionismo ogni 100 detenuti, o nel Lorusso Cotugno di Torino, dove nel reparto Sestante erano ristretti in condizioni inaccettabili 17 pazienti psichiatrici.
Dalle nostre visite è emerso che in un terzo degli istituti visitati c'erano celle in cui i detenuti avevano meno di 3 mq a testa di spazio calpestabile, quindi al di sotto del limite per il quale la detenzione viene considerata inumana e degradante. Ma non è solo il dato dei metri quadri a destare preoccupazione. Nel 40% delle carceri che abbiamo monitorato c'erano infatti celle senza acqua calda e nel 54% celle senza doccia, come pure sarebbe previsto dal regolamento penitenziario ormai in vigore dal 2000. Mentre in 15 istituti non ci sono riscaldamenti funzionanti e in 5 il wc non è in un ambiente separato rispetto al luogo dove si dorme e vive. Altro dato importante è il fatto che il 34% degli istituti non abbia aree verdi per i colloqui nei mesi estivi.
Nel pieno rispetto dei tempi e del mandato ministeriale, la Commissione per l’innovazione penitenziaria presieduta dal prof. Marco Ruotolo ha chiuso i propri lavori e presentato, lo scorso mercoledì, la relazione finale. Tante le proposte che condividiamo e che avevamo inserito anche noi nel nostro documento propositivo sulla riforma del regolamento penitenziario. Le supporteremo con decisione affinché vengano approvate e applicate. Dalla previsione di più contatti telefonici e visivi con l’esterno al maggiore spazio assegnato alle tecnologie, dalla previsione di garanzie nei procedimenti disciplinari nei confronti delle persone detenute fino all’attenzione prestata alla sofferenza psichica. Sicuramente si tratta di un documento che va nella direzione auspicata della modernizzazione della pena e del rispetto del dettato costituzionale.
Chiediamo alle autorità politiche e amministrative di muoversi in tempi brevi per non disperdere questa grande opportunità che abbiamo di fronte.
La relazione è consultabile a questo link.
Ieri si è tenuta nell’aula bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere l’udienza preliminare del processo sui fatti accaduti il 6 aprile del 2020 nell’istituto di pena sammaritano.
Sono gravissime le contestazioni mosse ai 108 imputati. I legali degli imputati erano tutti presenti. In particolare, tre difensori hanno eccepito difetti di notifica e per questo la loro posizione è stata momentaneamente stralciata e differita ad altra data per ulteriori verifiche.
Purtroppo, hanno risposto all’appello del dott. D’Angelo un numero esiguo di difensori delle persone offese. A fronte delle 178 persone offese individuate dalla Procura della Repubblica, infatti, soltanto 56 difensori hanno chiesto di costituirsi parte civile.
In tal senso, Antigone ha lavorato nel corso di quest’anno, coordinandosi con l’Ambasciata d’Italia ad Algeri e con l’Ambasciata algerina in Italia, per consentire anche ai familiari di Lamine Hakimi, il ragazzo algerino deceduto il 4 maggio del 2020 nel carcere F. Uccella di Santa Maria Capua Vetere, di costituirsi parte civile. Oltre ad Antigone ci sono sei persone giuridiche che hanno chiesto di costituirsi nel processo: l’Ufficio del Garante dei detenuti nazionale, il Garante dei detenuti della Regione Campania, le associazioni il Carcere Possibile Onlus, Yairaiha Onlus e l’Associazione Contro gli Abusi in Divisa.