Carcere di Camerino chiuso, a causa del terremoto, e detenuti spostati, tra difficoltà e disagi, a Roma. Aumento del numero delle persone private della libertà personale, in modo particolare nella casa circondariale di Villa Fastiggi (Pesaro). Carenza di corsi professionalizzanti e attività trattamentali. Scarse le misure alternative applicate.
Questa la fotografia della situazione nelle carceri marchigiane per il 2016 scattata dall'associazione Antigone Marche e descritta nel secondo report regionale.
Una carrellata di voci, da quella del detenuto che racconta la notte del terremoto a quella dei volontari che descrivono la loro attività e lanciano le loro riflessioni, per allargare il dibattito su pena, reinserimento sociale e ostacoli alla piena applicazione del mandato costituzionale.
Russia. Gli attivisti di Antigone, Arcigay e A Buon Diritto rentrati in Italia raccontano l'operazione muscolare della polizia per interrompere i rapporti dei militanti russi con l'Europa
Alessio Scandurra, Grazia Parisi, Michele Miravalle, Flavio Romani, Valentina Calderone - il manifesto del 30/06/2017
Nella sede del Commitee Against Torture avevamo da pochi minuti iniziato a discutere di quanto fosse difficile essere attivisti per i diritti umani a Nižnij Novgorod. In quella regione, a 400 km da Mosca, la polizia ha fama di essere repressiva e poco conciliante. Proprio in quel momento quattro agenti irrompevano nella stanza e, presentando una fantomatica lettera di denuncia di un cittadino russo che segnalava «sospette presenze di stranieri» sul loro territorio, ci poneva in stato di fermo e invitava a seguirli in commissariato. Ne sono seguite 10 ore di interrogatori e frenetici contatti con l’Ambasciata italiana a Mosca. Anche grazie al supporto degli attivisti russi che hanno preso le nostre difese, il fermo si è concluso verso la mezzanotte con una multa di pochi rubli.
AGGIORNAMENTO
Dopo circa 9 ore di fermo sono stati rilasciati tutti gli attivisti fermati. Nelle prossime ore faranno ritorno in Italia.
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Sono stati fermati oggi in Russia verso le 15.00 ora italiana tre attivisti di Antigone, il presidente nazionale di Arcigay e la direttrice di A Buon Diritto. I cinque si trovavano a Ninzhny Novogorod presso la sede dell'ONG russa "Committee Against Torture". L'incontro era stato organizzato dall'associazione russa Man and Law, partner di Antigone in un progetto di scambio con la società civile russa.
Fin dal primo momento sono stati allertati l'Ambasciata italiana in Russia e il Ministero degli Esteri, nella persona del sottosegretario agli Esteri Enzo Amendola, che stanno lavorando con grande sollecitudine al rilascio dei cinque, cui vengono contestate mere violazioni di carattere amministrativo legate ai motivi della presenza in Russia. Attualmente sono trattenuti in una caserma delle forze dell'ordine russe. Sarebbe tuttavia prossimo il rilascio di tutti e cinque. Tutti hanno libertà di comunicazione e sono stati trattati finora in modo rispettoso.
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone
Luigi Manconi, presidente A Buon Diritto
"Come da sempre sosteniamo nel 2001 a Genova c'è stata una sospensione della democrazia. Ancora una volta torniamo di conseguenza a chiedere che sia istituita una commissione di inchiesta parlamentare che guardi a chi ha leggittimato quello che avvenne in quei giorni". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, a seguito della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che, a distanza di due anni dal caso Cestaro vs Italia, torna a condannare l'Italia per le violenze e le torture avvenute all'interno della scuola Diaz durante il G8.
Stavolta i ricorrenti erano 42 e per loro la Corte ha riconosciuto risarcimenti che vanno dai 45mila ai 55mila euro.
Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, in una lettera inviata a presidenti di Camera e Senato, ai presidenti della commissioni giustizia dei due rami del parlamento e al presidente della commissione straordinaria per i diritti umani del Senato, sottolinea alcune preoccupazioni riguardanti il disegno di legge sulla tortura che il prossimo 29 giugno sarà in discussione a Montecitorio.
In particolare - secondo Nils Muižnieks - alcuni aspetti del testo sembrano essere in contrasto con la giurisprudenza della Corte EDU, le raccomandazioni del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) e con la Convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura (UNCAT).