"Quanto emerso in queste ore relativamente a quello che è accaduto nel carcere di Trapani, dove 46 persone sono indagate per vari reati, tra cui quello di tortura, segnala ancora una volta quanto questo reato sia fondamentale, per diverse ragioni. Da una parte per perseguire i responsabili di questo crimine. Dall'altra, nel far sentire il supporto dello Stato alle persone che subiscono torture o violenze in carcere che oggi, molto più di prima, tendono a denunciare questi episodi. Per ultimo, anche per rompere il muro di omertà che troppo spesso in casi simili si creava in passato. Come già accaduto in altri casi, infatti, l'indagine - scattata dopo alcune denunce effettuate dalle persone detenute - è stata condotta dal nucleo investigativo della Polizia penitenziaria, nel caso specifico quello regionale di Palermo, coordinato dal nucleo investigativo centrale.
Ora ci auguriamo che si faccia piena chiarezza su quanto accaduto, riconoscendo in sede di indagini e processuale le eventuali responsabilità. Non possiamo però che esprimere soddisfazione nel sapere che all'interno dell'Amministrazione penitenziaria ci siano professionalità in grado di far respirare le persone detenute, riconoscendo i loro inalienabili diritti".
Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
di Patrizio Gonnella su il manifesto del 16 novembre 2024
“Far sapere ai cittadini chi sta dietro questo vetro oscurato, come noi non lasciamo respirare chi sta dietro questo vetro oscurato”. La presentazione di una nuova macchina blindata per trasportare detenuti sottoposti al 41-bis o all’alta sicurezza è diventata una parata. Con armi pesanti e espressioni enfatiche del sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove. Frasi non proprio riguardose di quei principi inderogabili sul trattamento delle persone detenute che dovrebbero governare ogni paese autenticamente democratico. Sono certo che al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) ci siano le intelligenze sociali e professionali per far respirare i detenuti e assicurare loro un trasporto sicuro e non lesivo della loro integrità psico-fisica. E ci siano le intelligenze per investire non nell’uso di mitra, fucili o taser (come vorrebbe il ministro Salvini) bensì nel dialogo, nell’ascolto, nel proporre una pena conforme ai principi costituzionali.
Il disegno di legge sicurezza rappresenta il più grande attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana. Così lo abbiamo definito, guardando alle norme che introduce e ai comportamenti che reprime.
Abbiamo deciso di pubblicare questo ebook, in cui abbiamo raccolto commenti, approfondimenti e documenti elaborati dalla comunità di Antigone sul pacchetto sicurezza di iniziativa governativa, presentato alla Camera dei deputati il 22 gennaio 2024. Il disegno di legge, nel corso dell’esame alla Camera dei Deputati, è stato ulteriormente allargato da una serie di norme. Per questo alcuni contributi non fanno riferimento alle successive disposizioni.
Abbiamo inoltre voluto inserire i pareri dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e di Amnesty International Italia allo scopo di fornire al lettore una più ampia comprensione dei rischi correlati ai contenuti delle norme presenti nel pacchetto sicurezza.
Questo ebook ha lo scopo di fornire argomenti per tutti coloro che in tutte le sedi - istituzionali e non - vorranno esprimersi sui contenuti del pacchetto sicurezza.
"Il numero delle persone detenute nelle carceri italiane ha superato le 62.000 unità. Era dal 2013, cioè dall'anno della Sentenza Torreggiani con cui la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo aveva condannato l'Italia per i trattamenti inumani e degradanti generalizzati nelle carceri italiane, che non si registravano numero così elevati. Solo nell'ultimo anno sono quasi 3.000 i detenuti in più presenti nelle carceri, laddove i posti disponibili conteggiati dal Ministero della Giustizia sono 51.196, mentre a metà ottobre sappiamo che tra questi 4.445 non lo erano realmente.
In 23 delle 73 carceri visitate da Antigone nell'ultimo anno sono state trovate celle che non rispettavano il parametro minimo dei 3mq. Una condizione riconosciuta dagli stessi Tribunali di Sorveglianza italiani che sistematicamente condannano l'Italia. Nel 2023, su 9.574 istanze per sconti di pena ne avevano decise 8.234 e di queste accolte 4.731 (il 57,5%).
Le politiche governative, a partire dal ddl sicurezza, non fanno altro che spingere il sovraffollamento carcerario. Per questo chiediamo in prima istanza di bloccarne l'approvazione. Poi di prendere immediati provvedimenti al fine di ridurre il numero di persone detenute e garantire la legalità del sistema penitenziario, dove oggi ci sono 15.000 persone che non hanno un posto regolamentare, e condizioni di lavoro dignitose per gli operatori, su cui si stanno scaricando le conseguenze delle attuali politiche penal-populistiche".
Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
COMUNICATO STAMPA
"Dal suo insediamento il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha più volte parlato dell'importanza del lavoro in carcere per il reinserimento sociale delle persone detenute e per abbattere il tasso di recidiva, ma nella pratica si sta facendo l'esatto opposto, tagliando del 50% i fondi a disposizione per il pagamento delle persone detenute lavoranti in carcere. In una nota del Provveditorato Regionale del Piemonte, Liguria e Valle D'Aosta si legge infatti come il fabbisogno rilevato per mantenere i tassi di occupazione fosse di 2 milioni di euro, mentre dal Ministero della Giustizia è stato erogato meno del 50% di questo fabbisogno. Per questo, il Prap, ha invitato le direzioni degli istituti a tagliare il numero di persone lavoranti o comunque di ridurre le ore di lavoro che le stesse svolgono. Questi tagli potranno colpire peraltro categorie specifiche di lavoratori: quelli che prestano assistenza ad altri detenuti disabili o non pienamente autosufficienti, o quelli a supporto dell'area pedagogica (bibliotecari e scrivani).
"Un anno fa il governo approvò il decreto Caivano e, a 365 giorni di distanza, si possono vedere tutti i risultati negativi di un provvedimento che - e lo avevamo già detto a suo tempo - sta trasformando drasticamente il sistema della giustizia minorile, allontanandolo da quel modello che aveva attirato le attenzioni dell'Europa, spostandolo verso un modello criminalizzante, carcerocentrico e purtroppo privo di prospettive, come è troppo spesso già la detenzione per gli adulti in Italia". A dirlo è Susanna Marietti, coordinatrice nazionale e responsabile dell'osservatorio sulle carceri minorili di Antigone.
Innanzitutto i numeri. Al 15 settembre erano 569 i ragazzi reclusi negli IPM, il numero più alto mai fatto registrare. Dall'insediamento dell'attuale governo nell'ottobre 2022, le presenze nelle carceri minorili sono aumentate di quasi il 50%. Così come il numero più alto mai registrato è quello degli ingressi nelle carceri minorili, ben 889 fino a questo punto dell'anno.
Roma, 18 settembre 2024 – Prende il via “Nessuno escluso”, un importante programma nazionale volto a sensibilizzare la comunità penitenziaria intorno alla cultura giuridica e costituzionale, a cura del DAP - Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, di Giuffrè Francis Lefebvre e dell’associazione ANTIGONE.
Il progetto è stato inaugurato martedì 17 settembre 2024 presso la Casa Circondariale femminile "Germana Stefanini" di Roma Rebibbia alla presenza di Andrea Ostellari, Sottosegretario alla Giustizia, Giovanni Russo, Capo del DAP, Antonio Delfino, Direttore Comunicazione e Relazioni istituzionali di Giuffrè Francis Lefebvre, Patrizio Gonnella, Presidente dell'Associazione Antigone. All’evento - introdotto da Giovanna di Rosa, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano e Marco Ruotolo, Ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università RomaTre - hanno partecipato inoltre Irma Conti, componente del Collegio Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e Nadia Fontana, Direttrice Casa Circondariale femminile di Rebibbia.
Il ddl sicurezza contiene un attacco al diritto di protesta come mai accaduto nella storia repubblicana, portando all'introduzione di una serie di nuovi reati con pene draconiane anche laddove le proteste siano pacifiche. Così si colpiranno gli attivisti che protestano per sensibilizzare sul cambiamento climatico, gli studenti che chiederanno condizioni più dignitose per i propri istituti scolastici, lavoratori che protestano contro il proprio licenziamento, persone detenute che in carcere protestano contro il sovraffollamento delle proprie celle.
Se consideriamo anche altri provvedimenti contenuti nel disegno di legge, il carcere per le donne incinte e le madri con figli neonati, la stretta sulla cannabis light, il carcere per chi occupa un'abitazione, si vede bene come il governo abbia deciso con questo provvedimento di voler gestire numerose questioni sociali nella maniera più illiberale possibile, cioè reprimendole con l'utilizzo del sistema penale e del carcere anziché aprirsi al dialogo e all'ascolto, intervenendo al contempo con risorse finanziarie per alleviare le problematiche che attanagliano i cittadini, che è ciò che ci si aspetterebbe in una democrazia con un forte stato di diritto.
Chiediamo alle forze politiche di opposizione e anche a quelle moderate della maggioranza di non assecondare questi propositi e di fermare il disegno di legge nella discussione al Senato.
Patrizio Gonnella su il manifesto del 12 settembre 2024
In materia di sicurezza il Governo va avanti per la sua strada, lastricata di violazioni allo Stato di diritto. E va avanti nonostante le dure e circostanziate obiezioni giunte da organismi internazionali come l’Osce.
Il ddl sicurezza in discussione alla Camera è un vaso di Pandora che va scoperchiato. Tra le tante norme in esso presenti che criminalizzano il dissenso, colpiscono gli immigrati, puniscono i poveri ve ne è una che costituisce un attacco alla democrazia costituzionale. Si tratta del nuovo delitto di rivolta penitenziaria. Nonostante in Aula il Governo lo abbia riformulato resta intatto l’impianto illiberale, violento, antisociale. Sono puniti con pene elevatissime coloro che, in un carcere o in un Cpr, partecipano a una rivolta con violenza, minaccia o resistenza agli ordini impartiti. Non si definisce cosa è la rivolta ma si punisce chi vi partecipa, seppur passivamente. E si definisce la resistenza passiva come l’impedimento di ordini finalizzati a garantire l’ordine e la sicurezza, le due magiche parole che giustificherebbero la nuova ondata repressiva.
Stanotte si è suicidata la terza persona detenuta da inizio anno nel carcere romano di Regina Coeli. Anche questa, come le due precedenti, si trovava nella settima sezione. La settima sezione è allo stesso tempo una sezione di ingresso, di transito, disciplinare, di isolamento sanitario. Le persone qui recluse restano in cella per 23 ore al giorno in una condizione che di dignitoso non ha nulla.
"Le celle sono piccolissime e ospitano 2 o 3 persone su un unico letto a castello. Il wc e il lavandino si trovano in una piccola stanza adiacente senza intimità. Le finestre sono più piccole che altre sezioni e dotate di celosie, il che non consente all'aria di circolare e riduce l'ingresso della luce naturale. Solo le celle del terzo piano sono dotate di doccia. In questi spazi così ristretti, le persone trascorrono 23 ore al giorno. A causa del sovraffollamento nel secondo e nel terzo piano della sezione le aule ricreative sono state trasformate in celle. Le condizioni igienico sanitarie della sezione sono pessime". Questa la situazione descritta dall'osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione, così come emersa durante una visita avvenuta lo scorso mese di febbraio.