"La revoca dell'ordinanza che vietava di distribuire cibo ai migranti a Ventimiglia è un'ottima notizia. Non si può utilizzare il diritto per perseguire la solidarietà, in qualsiasi modo essa si manifesti". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone a seguito della pubblicazione sull'albo pretorio della città ligure della revoca del divieto.
Il caso era balzato all'attenzione della cronaca circa un mese fa, a seguito di un comunicato della nostra associazione cui era stato segnalato il fatto che tre persone - tutte francesi - erano state fermate e denunciate proprio per aver dato del cibo ai migranti.
Oltre a segnalare pubblicamente l'accaduto Antigone si è fatta carico della difesa legale dei tre che, nonostante la revoca dell'ordinanza, vedono le accuse contro di loro rimanere in piedi.
Il trattenimento di Gabriele Del Grande è un indebita compressione dei diritti che non trova fondamento nella disciplina speciale introdotta dallo stato di emergenza in vigore in Turchia.
Dopo il fermo amministrativo avvenuto in data 10 aprile 2017, Gabriele Del Grande è ancora trattenuto dalle Autorità turche che gli hanno negato ogni contatto con il proprio legale e con la propria famiglia.
Solo in data 18 aprile 2017 è stato autorizzato ad effettuare una telefonata, sorvegliato da ben 4 poliziotti, nel corso della quale ha dichiarato l’inizio dello sciopero della fame al fine di poter vedere riconosciuto l’esercizio del diritto di ricevere assistenza legale e di comunicare con i propri cari, nonché con le autorità diplomatiche.
Per la Salute Mentale: uscire dalla logica manicomiale, diritti, doveri e cittadinanza
Esprimiamo grande preoccupazione a proposito del testo di un comma del Disegno di Legge “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario” art. 1 comma 16 lettera d AC 4368, approvato al Senato e ora in discussione alla Camera AC 4368, che, se confermato, rischia di riaprire la stagione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg). Viene infatti ripristinata la vecchia normativa disponendo il ricovero di detenuti nelle Residenze per le Misure di Sicurezza (Rems) come se fossero i vecchi OPG.
A pochi giorni dalla chiusura dei manicomi giudiziari, così le Rems rischiano di diventare a tutti gli effetti i nuovi Opg, travolgendone e stravolgendone la funzione. Vanificando l’ straordinario lavoro degli operatori che ha portato in questi mesi ad oltre 500 dimissioni. E smentendo la grande riforma che ha chiuso gli OPG, la legge 81/2014, che vede nelle misure alternative al detenzione, costruite sulla base di un progetto terapeutico riabilitavo individuale, la riposta prevalente da offrire. Non abbiamo chiuso gli OPG per vederli riaprire sotto mentite spoglie.
stopOPG propone perciò una nuova staffetta del digiuno, durante la discussione del DdL alla Camera, per ottenere lo stralcio della norma in questione.
Di enorme significato è la decisione dell’ex Commissario unico per il superamento degli OPG Franco Corleone di avviare la staffetta del digiuno i giorni 12, 13 , 14 aprile.
Su www.stopopg.it la pagina dedicata alla staffetta.
Per aderire alla staffetta del digiuno scrivere all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. “nome e cognome, città, ev. associazione di appartenenza, ev. incarico-professione”
Il Presidente di Antigone auspica che l’attivista francese sia assolto dalle accuse e che venga riconosciuta la causa di giustificazione per lo stato di necessità delle persone che stava aiutando a passare il confine tra Italia e Francia
“La richiesta di condanna per Félix Croft è totalmente sproporzionata e potrebbe aprire un precedente pericoloso”. A dirlo è Patrizio Gonnella a pochi giorni dalla sentenza del Tribunale di Imperia, attesa per il prossimo 27 aprile.
Il 28enne francese è sotto processo per aver tentato di portare cinque persone in Francia. Queste, tre adulti tra cui una donna incinta e due bambini di 2 e 5 anni, provenivano dal Darfur - zona del Sudan sconvolta da anni di guerra - e fino a quel momento avevano trovato riparo in una chiesa di Ventimiglia.
Strasburgo/Italia. Il carcere improvvisato nella caserma genovese per detenere i presumibili arrestati per le proteste durante il G8, e messo nelle mani di un corpo speciale di Polizia penitenziaria, fu un modello pensato da qualcuno più in alto. Dunque è compito del Parlamento fare luce sui responsabili politici di quella scelta.
di Patrizio Gonnella - il manifesto del 08/04/2017
«G.O.M. ovvero Gruppo Operativo Mobile, ovvero Corpo speciale di Polizia Penitenziaria. Sganciato da ogni controllo, è chiamato a gestire le emergenze, i casi particolari, le situazioni a rischio. E la caserma di Bolzaneto era una di queste». Era questo l’incipit di un articolo mio e di Stefano Anastasia, allora presidente di Antigone, pubblicato sul manifesto il 28 luglio del 2001, a una settimana dalle torture avvenute a Genova. Torture come nella tradizione tragica di Villa Triste a Firenze o di Villa Grimaldi a Santiago del Cile.
COMUNICATO STAMPA - “Si approvi subito la legge che punisce la tortura”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, a seguito del patteggiamento dell’Italia con sei delle vittime delle torture all’interno della Caserma di Bolzaneto durante il G8 del 2001 a Genova.
Ad ognuna delle stesse andranno 45.000 € di risarcimento per quelle violenze, stessa cifra che lo stato fu costretto a risarcire ad Arnaldo Cestaro per le torture alla scuola Diaz all’indomani della sentenza della CEDU nell’aprile del 2015. Sempre 45.000 € furono offerti anche ai due detenuti vittime di torture nel carcere di Asti nel dicembre del 2004. In quest’ultimo caso fu però la stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che oggi ha riconosciuto chiuso il caso a seguito dell’accordo fra Stato e vittime, a scartare la possibilità della composizione amichevole offerta dal governo italiano. Caso questo per il quale si è in attesa della sentenza.
COMUNICATO STAMPA - “Il dibattito a cui si assiste in questi giorni relativamente ad una ulteriore modifica del regime della legittima difesa è surreale e pericoloso”. A dichiararlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
La fattispecie in questione era sufficientemente definita nel codice Rocco, di era fasciata, che per quanto riguarda Antigone andrebbe modificato in senso meno repressivo e più garantista come tante commissioni ministeriali (Grosso, Nordio, Pisapia) hanno invano provato a fare. La legittima difesa ha quale presupposto il principio sacrosanto di proporzionalità tra azione e reazione. La destra al governo, Lega compresa, modificò l’articolo 52 del codice penale nel 2006 poco prima delle elezioni che perderà (a dimostrazione che questi temi non necessariamente portano facili consensi). Venne così allargata la possibilità di reazione legittima ai casi di pericolo di aggressione.
“A fronte di quella modifica non si vede che altro possa fare il legislatore - sottolinea Gonnella - se non liberalizzare l’omicidio”. “Legittimare la difesa fai da te è un attacco diretto alle forze dell’ordine che, evidentemente, non sono ritenute in grado di svolgere il proprio dovere. Oltretutto avere gente più armata non serve a rendere più sicure le città ma, al contrario, rende più insicuri tutti” dice ancora il presidente di Antigone. “Soffiare sul fuoco della legittima difesa è infatti un invito, neanche troppo velato, ad armarsi, situazione che può ben presto sfuggire al controllo anche di chi oggi promuove queste politiche”.
“È paradossale - sottolinea Gonnella - che mentre negli Stati Uniti si discuta di come porre un freno alla diffusione di armi in mano alle famiglie, in Italia si incentivi questa politica, oltretutto a fronte di un costante calo nei reati”.
Da alcune settimane è in corso la gara indetta dal ministero della Giustizia per la progettazione esecutiva di un carcere a Nola, in Campania.
Un provvedimento che vede la forte contrarietà di Antigone e della Fondazione Michelucci per la dimensione, il totale isolamento dalla città, la scelta della zona che presenta problemi di carattere idrogeologico e di inquinamento, nonché la vaghezza relativamente alle attività lavorative che saranno svolte e ai rapporti con il territorio su questo fronte.
Elementi che portano le due organizzazioni a sostenere come questo bando sia in aperto contrasto con le indicazioni provenienti dal rapporto conclusivo degli Stati Generali dell’esecuzione penale.
“La dimensione esorbitante prescelta, per una capienza regolamentare di 1.200 detenuti, che potranno realisticamente diventare 2.400 presenti essendo le celle progettate come singole, farebbe dell’Istituto nolano uno dei più capienti carceri in Italia e rischia di trasformare la Città Metropolitana di Napoli in un vero e proprio distretto del penitenziario, ad una prison valley all’italiana, in cui non sarà mai possibile attuare il delicato compito di reinserimento sociale che la Costituzione repubblicana attribuisce alla pena”. A dirlo è Alessio Scandurra, responsabile dell’Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione.
Antigone Lombardia ha ripreso le visite delle carceri del 2017 proprio dal carcere di Busto Arsizio, ossia dal luogo ove la Corte Europea per i diritti dell’uomo aveva accertato la violazione dell’articolo 3 CEDU che vieta trattamenti disumani e degradanti. I numeri dei detenuti fanno di nuovo temere, poiché al 10 marzo 2017 si era in presenza di 393 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 238, di cui circa 220 quelli effettivamente disponibili, con celle di nuovo in sovrannumero di persone. Gli spazi regolamentari appaiono decisamente inferiori a quelli previsti dalle nuove decisioni della Suprema Corte di Cassazione.
Le condizioni detentive, seppur migliorate, risentono inevitabilmente delle struttura che è soggetta a manutenzione per infiltrazioni di piogge, con riduzione di spazi. L’aspetto più sorprendente appare la presenza di un reparto medico destinato alla riabilitazione fisioterapica completamente ristrutturato, ma vuoto. Ci si domanda – retoricamente - se non esistano nelle altre carceri lombarde persone che necessitino di cure di questo tipo. A fianco, il reparto infermieristico vede la presenza di 3 o 4 persone stipate in celle chiuse, senza che quelle del reparto riabilitativo adiacente possano essere occupate.
Cara amica e caro amico,
dopo l’elezione di Trump negli Stati Uniti il clima di intolleranza sta montando anche nel nostro Paese. Il Governo, piuttosto che approvare riforme di natura sociale, sta scivolando sul pericolosissimo terreno della sicurezza che altro non è che un attacco ai poveri e agli emarginati delle nostre società.
Con il Decreto in discussione proprio in questi giorni si conferiscono poteri di ordinanza ai Sindaci, ai Prefetti e i Questori che potranno prendersela con chi rovista nei cassonetti, con chi dorme nelle stazioni, con i tossicodipendenti, limitando la libertà personale e di movimento.
Inoltre, nonostante i reati siano in calo costante, il numero dei detenuti ha ricominciato a crescere a ritmi preoccupanti e la situazione di sovraffollamento che ci costò la condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si avvicina.
Su queste dinamiche soffia forte il vento del populismo penale che, con l’avvicinarsi delle elezioni, al grido di “sicurezza, sicurezza, sicurezza” mette a repentaglio il buon senso, la ragionevolezza, il garantismo, la solidarietà e anche la rule of law.
Antigone si oppone a questo scivolamento dei diritti: