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20X20. La nostra lettera ai parlamentari

20X20Attraverso la campagna Partiamo da 20x20 vogliamo far sì che, entro il 2020, il 20% del bilancio dell'Amministrazione penitenziaria venga speso per il sistema delle misure alternative.  ​La Commissione Bilancio in questi giorni sta lavorando all'esame della Legge di Stabilità 2017 e a breve scadranno i termini per la presentazione degli emendamenti che, come accade spesso nell'iter di approvazione, vanno a modificare i contenuti iniziali del disegno di legge.  

Per questo abbiamo inviato a tutti i Deputati il documento relativo alla campagna chiedendo che vengano presentati emedamenti coerenti all'obiettivo di un cospicuo aumento dei fondi per le misure alternative.  

Leggi il nostro documento.

Cannabis. Gonnella al congresso di Magistratura Democratica: al nostro fianco per la legalizzazione

patrizio-gonnella-associazione-antigone"Vi vorremmo a nostro fianco nella campagna per la legalizzazione della cannabis" finalizzata ad "un cambio forte di paradigma sulle droghe". E' questa la richiesta lanciata dal presidente dell'Associazione Antigone, Patrizio Gonnella, alla platea del 21esimo congresso nazionale di Magistratura democratica in corso a Bologna.

"Vi vogliamo con noi - ha detto Gonnella durante il suo intervento - nelle campagne progressiste. Recentemente abbiamo fatto un sit-in in Parlamento che ha visto la vostra adesione per introdurre il reato di tortura nel codice penale. Si tratta dell'unico reato che ha un obbligo di natura costituzionale. Vi vogliamo al nostro fianco sempre piu' forti in questa campagna".

Il presidente di Antigone, associazione "per i diritti e le garanzie nel sistema penale" a cui aderiscono prevalentemente magistrati, operatori penitenziari, studiosi, parlamentari, ha poi citato il progetto legato alla nascita di una struttura che si occupi di "un contenzioso strategico" per le liberta' civili.

"Abbiamo bisogno di voi - ha detto Gonnella riferendosi ai giudici di Md - per far fare progressi ad una legislazione che, prigioniera di una politica molto debole, passi in avanti non ne fa. Come societa' civile - ha concluso -abbiamo bisogno di una magistratura democratica e progressista".

Fonte: Corrierequotidiano.it

Cannabis: quando la politica criminale è dettata dai giudici attraverso i media

cannabis-675-275Bologna, metà anni 90: dai servizi territoriali sulle dipendenze vengono intrapresi i primi programmi di riduzione del danno in Italia, la città diventa oggetto di studi da parte di altri paesi europei per le politiche adottate nella prevenzione dall'abuso di stupefacenti. Siamo appena dopo il 1993, quando il referendum abrogativo elimina le sanzioni penali sul consumo. Si inizia a parlare di strategie di superamento del proibizionismo e di nuovi modelli di intervento sulle dipendenze. Bologna, 2016: il clima che si respira in città, in termini generali, è caratterizzato dall’ennesima riproposizione di “allarme sicurezza”. Dentro questa cornice si collocano l’utilizzo accentuato di misure di prevenzione contro le forme del dissenso politico, gli sgomberi delle occupazioni abitative (si pensi a quello recentissimo in Via Mario de Maria, dove decine di famiglie sono state rimosse con un’azione di polizia di stampo militare), pratiche e retoriche di gestione della marginalità urbana che rimandano a soluzioni di impronta repressiva e proibizionista.

In questo clima si inseriscono le dichiarazioni rese al Resto del Carlino Bologna (27 ottobre 2016) dalla Presidente dell’ufficio Gip di Bologna, che promuove “un’impostazione innovativa”, “al momento […] isolata”, che prevede la contestazione della circostanza aggravante dell’aver ceduto stupefacenti davanti a una scuola, al fine di poter applicare la custodia cautelare in carcere nei confronti degli spacciatori che operano in zona universitaria. Costoro, in base alle leggi vigenti, sarebbero altrimenti giudicati a piede libero.  

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Denunce di violenze nel carcere di Ivrea. Antigone chiede si indaghi

ivreaCOMUNICATO STAMPA - Carcere/Ivrea. Gonnella (Antigone): “Si indaghi attorno alle denunce di violenza nei confronti di detenuti”  

“Chiediamo alla magistratura e all’Amministrazione Pentitenziaria di indagare, nel più breve tempo possibile, attorno alle denuncie di violenze nei confronti di detenuti nel carcere di Ivrea.  
Già in passato ad Antigone erano arrivate denunce di violenze da questo carcere per le quali eravamo stati in visita più volte, in particolare nel reparto di isolamento, disposizione di cui si è fatto un grande utilizzo all’interno dell’istituto.
Durante una delle recenti visite avevamo anche registrato un clima generale piuttosto teso.  

Non molto tempo fa - e precisamente nell’aprile del 2016 - il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura in visita in Italia aveva deciso di recarsi per l’appunto nel carcere di Ivrea, al fine di verificare le condizioni detentive di quell’istituto e, in particolare, di quello che accadeva proprio in isolamento. In quell’occasione esponenti di Antigone sono stati auditi dagli ispettori di Strasburgo.  

Infine ricordiamo che per altri episodi analoghi Antigone, tramite il suo difensore civico Simona Filippi, aveva già presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Ivrea”. 

Antigone, la storia italiana dietro le sbarre

alias-20161029di Mauro Palma - Alias (inserto de il manifesto) - 29 ottobre 2016

Antigone si specchia in un fumetto che ripercorre la sua storia: la ripercorre però, come è ovvio, senza i confronti appassionati e forse verbosi che caratterizzarono le discussioni da cui nacque; senza il fumo delle sigarette non ancora bandite nelle riunioni, senza la lucidità e i dubbi che si alternavano nel misurarsi in quel mutamento del paradigma della giustizia che dava corpo al suo nascere.  

Un paradigma diverso, caratterizzato da norme d’eccezione che rispondevano a una situazione anch’essa d’eccezione: il passaggio di parte di movimenti antagonisti cresciuti negli anni precedenti, a forme di lotta armata nell’ipotesi di innescare un conflitto in grado di estendersi e interpretare bisogni diffusi.  

La risposta d’eccezione – si conierà allora l’espressione «legislazione d’emergenza» – era quella di rendere l’esercizio della giustizia penale strumento di lotta per arginare tale fenomeno, piegando il sistema da informativo a offensivo e il processo da luogo dell’accertamento a luogo dell’espressione della vittoria dello stato. Frammenti di ciò che, in altri e più duri contesti, sarà chiamato «diritto penale del nemico» già si intravedevano allora: Antigone riusciva a identificarne i germi.  

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Il Premier Renzi in visita al carcere di Padova. Gonnella: "ci sono cose che si possono fare subito"

renzi-pdCOMUNICATO STAMPA - Renzi/Antigone. Gonnella: "importante la visita del Premier al carcere di Padova. Ci sono cose che si possono fare subito"

"La visita del presidente del consiglio Matteo Renzi nel carcere due palazzi di Padova è particolarmente importante. Mette al centro ancora una volta la questione carceraria in una fase delicata e a pochi giorni dal giubileo dei detenuti voluto da Papa Francesco.  Ci sono cose che si possono fare subito. In primo luogo bisogna estrapolare dal disegno di legge di riforma del codice di procedura penale la parte relativa all'ordinamento penitenziario e portarla immediatamente in discussione. In questo modo si può valorizzare quanto di buono è stato deciso negli Stati generali sull'esecuzione della pena voluti dal ministero della Giustizia e che ci ha visto impegnati.  

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Diaz e Bolzaneto: un altro giudice ci ricorda come in Italia non si possa fare giustizia nei casi di tortura. Gonnella: "Renzi e Orlando si impegnino per far approvare subito la legge"

diazsitoCOMUNICATO STAMPA - TORTURA/ANTIGONE. Diaz e Bolzaneto: un altro giudice ci ricorda come in Italia non si possa fare giustizia nei casi di tortura. Gonnella: "Renzi e Orlando si impegnino per far approvare subito la legge"

"Condotte di vera e propria tortura". "La volontà di cagionare dolore nell'abusare delle rispettive posizioni di potere e autorità".  

È quanto scrive la giudice del tribunale civile di Genova Paola Luisa Bozzo Costa nella sentenza con la quale riconosce a Tanja, una delle tante persone che subì violenza nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del 2001 a Genova, danni morali e fisici per 175 mila euro.  

Vere e proprie torture che in sede penale non sono state punite poiché, come scrive la stessa giudice, la “lesione di diritti della persona a protezione costituzionale non sono oggetto di tutela della norma penale sanzionatrice in questione".  

 “Ancora una volta - dichiara Patrizio Gonnella - un giudice italiano ci ricorda come in Italia non si possa fare giustizia”. “Era già accaduto per le torture nel carcere di Asti. In quel caso il giudice mise nero su bianco che le violenze subite da due detenuti erano torture ma che, per l’assenza di una norma ad hoc, non erano perseguibili come tali”.  

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Tortura: l’Italia non può più aspettare. Il 13 ottobre in piazza per il reato

reato

A dicembre saranno 28 anni che l’Italia aspetta l’introduzione del reato di tortura nel proprio codice penale.  

Tanti ne sono passati da quando il nostro Paese ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, impegnandosi ad inserire questo delitto nella propria legislazione.  

All’inizio di questa legislatura una proposta di legge aveva iniziato il suo iter parlamentare. Approvata al Senato nel marzo 2014, successivamente fu approvata alla Camera, all’indomani della condanna dell’Italia per le torture nella scuola Diaz da parte della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, nell’aprile del 2015. Il testo, qui modificato, fu spedito nuovamente al Senato dove è stato affossato.  

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REGENI/ANTIGONE. L’autopsia conferma le torture. L’azione del governo italiano si faccia più incisiva.

RegeniSitInREGENI/ANTIGONE. L’autopsia conferma le torture. L’azione del governo italiano si faccia più incisiva. Le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone e CILD.  

“I risultati dell’autopsia dimostrano quello che da mesi andiamo ripetendo, Giulio Regeni fu torturato in maniera crudele e sistematica. Il suo corpo porta i segni di torturatori professionisti.  

Per questo, ad oltre sette mesi dal ritrovamento del corpo del giovane ricercatore al Cairo, continuiamo a chiedere la verità sulle cause e i responsabili del rapimento, le torture e la morte di Regeni, respingendo tutte le verità di comodo e i depistaggi tentati dalle autorità egiziane.  

Oggi gli investigatori italiani si incontreranno nuovamente con i loro omologhi egiziani. Ci auguriamo che stavolta la collaborazione da parte di questi ultimi sia massima e venga fornita tutta la documentazione richiesta, a partire dai tabulati telefonici.

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Caso Regeni: l'ambasciatore italiano non deve tornare in Egitto

Giulio-RegeniTra pochi giorni, il 3 settembre, saranno trascorsi sette mesi dalla tragica morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ventottenne rapito, torturato e ucciso al Cairo.

In un'intervista rilasciata a Riccardo Iacona (Presa diretta, lunedì 29 agosto) la madre, Paola Regeni, ha affermato: "È importante che il nuovo ambasciatore Cantini non scenda al Cairo: non dobbiamo dare questa immagine distensiva".  

Condividiamo la sua preoccupazione. Il ritorno in Egitto del nostro ambasciatore, infatti, sarebbe  inteso dalle autorità egiziane come un segnale della volontà di ristabilire normali rapporti politico-diplomatici tra i due Paesi. Riteniamo che ciò sarebbe assai inopportuno, tanto più alla vigilia dell'incontro tra gli investigatori italiani e quelli egiziani, previsto per l'8 e 9 settembre.    

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