La tortura è un crimine contro l'umanità ma non in Italia.
Ieri la conferenza dei capigruppo della Camera dei Deputati ha deciso che l'Aula esaminerà il ddl Tortura dal 26 giugno. Data fortemente simbolica dato che proprio il 26 giugno si celebra la giornata internazionale contro la tortura. Tuttavia, il testo che la Camera discuterà in quella data si allontana molto dall'articolo 1 della Convenzione delle Nazioni Unite. In Senato si è infatti tentato in tutti i modi di anestetizzare la fattispecie criminale al fine di renderla scarsamente applicabile nei confronti delle forze dell'ordine.
L'augurio è che il dibattito alla Camera sia migliore e più alto di quello ascoltato al Senato e che si possa arrivare ad avere nel nostro ordinamento il delitto di tortura nel rispetto dei contenuti dell'articolo 1 del Trattato Onu del 1984.
In Italia ogni anno centinaia di migliaia di persone - quasi un milione nel 2015! - sono arrestate/fermate dalle forze di polizia e si trovano perciò in una situazione di estrema vulnerabilità e precarietà.
Cosa vuol dire esattamente essere oggetto di un provvedimento di arresto/fermo? Cosa succede in queste circostanze? Quali sono i diritti della persona trattenuta, e come possono essere fatti valere?
Domande complicate a cui abbiamo provato a dare risposte semplici con la nostra guida dedicata e su cui ora vi invitiamo a mettervi alla prova attraverso il nostro quiz: quanto sai (o non sai) sui tuoi diritti davanti alle forze di polizia?
Per saperne di più leggi, scarica e diffondi la guida: ITA - ENG - FRA.
Diminuiscono sensibilmente i reati, tornano a crescere invece i detenuti.
È questa la fotografia che emerge da “Torna il carcere”, tredicesimo rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia.
Il Rapporto - presentato questa mattina a Roma durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato anche il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo e il Garante Nazionale delle persone private della libertà personale Mauro Palma - risulta completamente rinnovato nella veste grafica e nelle modalità di fruizione rispetto agli anni precedenti.
Torna il carcere è infatti un rapporto esclusivamente on-line diviso in quattro grandi aree: le politiche e i numeri; tutti ne parlano. Le emergenze; chi vive dentro; chi lavora dentro. Ogni area ha al suo interno approfondimenti sulla situazione delle carceri italiane che vertono su questioni quali: i numeri, i costi, il personale, i suicidi, la libertà religiosa e la radicalizzazione, le donne, gli stranieri ecc.
Gli approfondimenti sono tutti accompagnati da grafici e infografiche che sintetizzano i dati più importanti, anche in comparazione alle condizioni di detenzione degli anni precedenti.
Il Rapporto, reso possibile dal lavoro di monitoraggio dell’Osservatorio di Antigone che dal 1998 è autorizzato ad entrare in tutti gli istituti italiani, è furibile al seguente link: http://www.associazioneantigone.it/tredicesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione.
Nel 2015 in Italia quasi 1 milione di persone sono state arrestate o fermate dalle forze di polizia. Un numero piuttosto impressionante di individui è stato insomma oggetto di provvedimenti temporanei restrittivi della libertà personale ad opera delle forze dell’ordine e si è quindi trovata a transitare in caserme e stazioni di polizia.
Per questo, in collaborazione con la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, abbiamo voluto mettere insieme una guida essenziale che illustri in maniera chiara ed accessibile a tutti i diritti di cui si è titolari davanti alle forze di polizia e durante l’intera durata dello stato di arresto o fermo.
96 ore di vulnerabilità
Quella del trattenimento da parte della polizia è infatti una situazione, che si può prolungare fino a 96 ore, durante la quale l’arrestato/fermato si trova evidentemente in una condizione di particolare vulnerabilità. In questa fase - e soprattutto nelle prime 24 ore, in attesa di essere messo a disposizione del PM e della successiva udienza di convalida con il giudice - il soggetto si trova infatti in uno stato di profonda incertezza per quello che concerne la propria situazione giuridica, gli elementi e le accuse a proprio carico, e soprattutto i propri diritti.
IL SENATO APPROVA LA LEGGE SULLA TORTURA, AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA E ANTIGONE: “SI CONFERMA UN TESTO IMPRESENTABILE E DISTANTE DALLA CONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE”
È stata approvata oggi dal Senato (con 195 voti a favore e 8 contrari) la proposta di legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano, Amnesty International Italia e Antigone hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
“Questa legge qualora venisse confermata anche dalla Camera sarebbe difficilmente applicabile. Il limitare la tortura ai soli comportamenti ripetuti nel tempo e a circoscrivere in modo inaccettabile l’ipotesi della tortura mentale è assurdo per chiunque abbia un minimo di conoscenza del fenomeno della tortura nel mondo contemporaneo, nonché distante e incompatibile con la Convenzione internazionale contro la tortura. Con rammarico prendiamo atto del fatto che la volontà di proteggere, a qualunque costo, gli appartenenti all’apparato statale, anche quando commettono gravi violazioni dei diritti umani, continua a venire prima di una legge sulla tortura in linea con gli standard internazionali che risponda realmente agli impegni assunti 28 anni fa con la ratifica della Convenzione.”
Roma, 17 maggio 2017
Tortura, Amnesty International Italia e Antigone: "dopo 28 anni di ritardo il Senato approverà un testo impresentabile"
Alla vigilia dell’approvazione al Senato della proposta di legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano, Amnesty International Italia e Antigone hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
"Il Senato si avvia ad approvare una legge sulla tortura internazionalmente impresentabile, in cui la definizione del reato è in evidente contrasto con quanto imposto dalla Convenzione internazionale contro la tortura, che ormai solo in apparenza quella legge ha lo scopo di attuare. L'accanimento con cui si insiste nel limitare la tortura ai soli comportamenti ripetuti nel tempo (un'ipotesi ripudiata solo qualche anno fa dall'intero arco costituzionale) e a circoscrivere in modo inaccettabile l'ipotesi della tortura mentale è assurdo per chiunque abbia un minimo di conoscenza del fenomeno della tortura nel mondo contemporaneo. A questi limiti si accompagna la confusione di una definizione che pare scritta apposta per renderne difficile l'applicazione. É davvero triste che il parlamento stia perdendo un'occasione storica di porre in qualche modo rimedio a 28 anni di inerzia sul tema".
DISCUSSIONE SU REATO DI TORTURA, AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA E ANTIGONE AI CAPIGRUPPO DEL SENATO: DOPO 28 ANNI NIENTE PIÙ ALIBI SUL REATO DI TORTURA, IL PARLAMENTO HA IL DOVERE DI FARE PRESTO E BENE
Alla vigilia della discussione sui sub-emendamenti alla proposta di legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano, Amnesty International Italia e Antigone hanno scritto ai presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato chiedendo che si giunga – dopo un ritardo di oltre 28 anni - “a una definizione del reato, a una previsione di sanzioni e, più in generale, a una disciplina della nuova fattispecie in linea con quanto imposto dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, che l’Italia ha ratificato nel 1989, e in attuazione di sentenze della Corte di Strasburgo che hanno accertato violazioni sia dell’aspetto materiale che di quello procedurale dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani da parte del nostro paese”.
Giovedì 25 maggio a Roma presenteremo il nostro XIII Rapporto sulle condizioni di detenzione: "Torna il carcere".
Non che sia mai sparito, in realtà. Ci si era illusi che, dopo la condanna per trattamenti inumani e degradanti della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (sentenza Torreggiani, 2013), il carcere potesse tornare a perseguire gli obiettivi dettati dalla Costituzione. I provvedimenti che incentivavano l’utilizzo delle misure alternative, le proposte degli Stati Generali dell’Esecuzione penale, l’istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà ci avevano resi fiduciosi di un positivo cambio di clima politico. E invece numeri e politiche ci stanno riportando indietro: 56.436 è il numero di persone detenute - duemila persone in più in soli quattro mesi -, la riforma dell’ordinamento penitenziario è ferma al palo, l’introduzione del reato di tortura è stata ancora rinviata, il populismo penale sembra essere l’unica risposta all’insicurezza dei cittadini. Il Rapporto di Antigone è la fotografia di questo prepotente ritorno.
Commentando il rinvio odierno della discussione sul reato di tortura in Senato, Antonio Marchesi e Patrizio Gonnella, rispettivamente presidenti di Amnesty International Italia e Antigone, hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
"Prendiamo atto che l'esame della proposta di introduzione del reato di tortura è stato rinviato. Speriamo che questo dia modo di migliorare il testo in discussione, rendendolo il più vicino possibile a quello dell'art,1 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. E speriamo altresì che questo rinvio sia davvero breve e non faccia venire meno il senso di urgenza che il tema richiede, visto che il nostro paese aspetta da quasi trent'anni l'introduzione di norme che consentano di punire in modo adeguato quella che la comunità internazionale intera considera una delle più gravi violazioni dei diritti umani".
Roma, 09/05/2017
Dar da mangiare a chi ha fame è, da sempre, il gesto fondamentale della solidarietà. È ciò che fonda una comunità di uguali. Punire la solidarietà o impedirne l’esercizio, qualunque ne sia la ragione, mette in pericolo i principi e i valori minimi di umanità e di civiltà.
Per questo ci preoccupa e ci indigna l’avvenuta incriminazione a Ventimiglia, nel marzo scorso, di alcuni volontari francesi, denunciati per il reato di cui all’articolo 650 del codice penale (“inosser-vanza dei provvedimenti dell’autorità”) per avere distribuito cibo a migranti contravvenendo al divieto previsto nell’ordinanza 11 agosto 2016 del sindaco della città. E tanto più ci preoccupa e indigna il contesto in cui questa vicenda si colloca: un contesto in cui si moltiplicano ordinanze e divieti analoghi, che trovano la loro “legittimazione”, da ultimo, nel decreto legge n. 14/2017 (il cosiddetto decreto Minniti) in cui, evocando la tutela di un non meglio precisato “decoro urbano”, si attribuiscono ai sindaci enormi poteri sulla libertà delle persone più vulnerabili.