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Il governo approvi la riforma penitenziaria. Un appello

8197520094 ab41ef16fc oIl cammino della riforma contenuta nello schema di decreto legislativo adottato il 22 dicembre 2017 rischia di avere una definitiva battuta di arresto. Ci rivolgiamo con forza al Governo perché, mantenendo fede all’impegno assunto ed esercitando almeno nella sua parte fondamentale la delega conferita con la legge n. 103/17 votata dal Parlamento, approvi in via definitiva, pur dopo le elezioni politiche, la riforma dell’ordinamento penitenziario, riportando l’esecuzione penale entro una cornice di legalità costituzionale e sovranazionale dopo le umilianti condanne europee.   

La riforma rappresenta niente più che il rifiuto, ideale prima ancora che giuridico, di presunzioni legali di irrecuperabilità sociale, dal momento che nessuna pena deve rimanere per sempre indifferente all’evoluzione personale del condannato, ed affida alla magistratura, cui per legge è assegnata istituzionalmente la realizzazione del finalismo rieducativo dell’art. 27 della Costituzione – la magistratura di sorveglianza – la piena valutazione sulla meritevolezza delle misure alternative e il bilanciamento degli interessi in gioco.   

Sarebbe davvero amaro se il destino di questa stagione riformatrice, iniziata nel 2015 con la felice intuizione degli ‘Stati generali dell’esecuzione penale’, si concludesse con la beffarda presa d’atto che solo il carcere e non anche – e soprattutto – le misure di comunità svolgono efficacemente la funzione di garantire la sicurezza dei cittadini e riducono la recidiva.   

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Security speech. Proclami a vanvera del Centrodestra

sicurezza arrestidi Patrizio Gonnella su il manifesto del 22 febbraio 2018

Nel nome della sicurezza – presunta, possibile, percepita, nazionale, democratica – si sta per concludere la campagna elettorale. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Di sicurezza c’è chi si nutre come le sanguisughe. Di sicurezza però anche si muore, perché come un boomerang prima o poi colpisce chi l’ha lanciata. 

Un rapido sguardo al passato è utile per sgombrare il campo da promesse di un mondo migliore fatto di italiani con la fedina penale pulita. La Lega oggi monopolizza il dibattito, lo egemonizza culturalmente. La Lega però ha già governato la giustizia e la sicurezza in questo Paese sin dal 1994 quando sottosegretario alla giustizia era addirittura Mario Borghezio. Nel 2001, nel secondo governo Berlusconi, l’ingegnere leghista Roberto Castelli diventa ministro di Giustizia e lancia un improbabile piano di edilizia penitenziaria. 

Il mantra della destra è sempre quello: vanno costruite nuove prigioni. Altro che depenalizzazione, legalizzazioni varie, misure alternative. Così l’ingegnere istituisce la società Dike Edifica, che avrebbe dovuto valorizzare il patrimonio immobiliare penitenziario con innovative operazioni di leasing. Progetti faraonici milionari finiti come era prevedibile in rosso. La società è messa in liquidazione nel 2007. Una bella figuraccia condita da inchieste di corruzione. 

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#QualeGiustizia. La nostra guida ai programmi elettorali: Potere al Popolo

viola-carofalo potere al popoloDopo le guide ai programmi elettorali di Movimento 5 stelle, Centrodestra, Partito Democratico, Più Europa e Liberi e Uguali, terminiamo oggi con Potere al Popolo, che dedica ai temi della giustizia penale uno spazio importante. 

Carcere 

Il programma propone innanzitutto una riforma del carcere, con un più ampio ricorso alle misure alternative e la definizione di percorsi di reinserimento più spinti per detenuti e condannati. Come abbiamo sottolineato nelle guide precedenti (in particolare in quella del PD) il carcere è la risposta sbagliata a una domanda di sicurezza talvolta creata da alcuni politici. Più in effetti è lungo il periodo trascorso dietro le sbarre e maggiore è il rischio di recidiva. Al contrario, quando si ricorre alle misure alternative i tassi recidiva diminuiscono notevolmente. Più carcere equivale insomma a più insicurezza, e non al suo contrario. 

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#QualeGiustizia. La nostra guida ai programmi elettorali: Liberi e Uguali

pietro grassoProsegue il nostro viaggio tra i programmi di alcuni dei partiti presenti alle prossime elezioni del 4 marzo. Dopo quelle di M5S, Centro-destra, PD e Più Europa, oggi ci occupiamo di quello di Liberi e Uguali, una lista nata di recente che riunisce Sinistra Italiana, un gruppo di fuoriusciti dal PD (Articolo1-MDP) e varie altre personalità della società civile. Lo spazio dedicato alla giustizia penale è abbastanza ridotto, pertanto metteremo in prospettiva le proposte con le posizioni adottate nel corso dell'ultima legislatura. 

Carcere

Il programma di LeU indica in primis la necessità di effettuare con urgenza un “intervento sul sistema carcerario e una riforma dell’ordinamento penitenziario”, con l'obiettivo di garantire “il rispetto della dignità della persona, anche quando detenuta”. Il richiamo è generico, ma è utile sapere che molti esponenti di questa lista hanno appoggiato o sostenuto il progetto di riforma Orlando, iniziato nel 2015 con la convocazione degli Stati Generali sull'Esecuzione Penale, criticando il suo abbandono.

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#QualeGiustizia. La nostra guida ai programmi elettorali: Più Europa

bonino più europaContinuiamo con le nostre guide ai programmi elettorali sui temi della giustizia penale. Dopo aver analizzato i programmi di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Centrodestra, oggi è la volta della lista +Europa - Con Emma Bonino, che alle tematiche di nostro interesse dà grande spazio. 

Come tutti gli altri programmi, anche quello di +Europa parte dalla constatazione che la giustizia italiana è lenta, ingolfata e spesso inefficiente, come dimostrano i dati sulla scarsa fiducia accordata dai cittadini al sistema giudiziario (il 29% della popolazione italiana si fida della macchina giudiziario, contro una media dei paesi OSCE del 54%). Tra le ragioni del malfunzionamento generale, molte hanno a che fare con la privazione della libertà personale. 

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Carcere, le norme fondamentali del decreto congelato

Blindo interno carceredi Susanna Marietti, da il manifesto del 24 febbraio 2018

Colpo di scena nella storia della tentata riforma carceraria. Al Consiglio dei ministri dello scorso giovedì ci si aspettava che si discutesse dell’unico decreto che aveva già ricevuto i pareri delle Commissioni competenti di Camera e Senato, per il quale i tempi di approvazione potevano essere vicinissimi anche nel caso – auspicabile – che il Governo non avesse voluto recepire del tutto tali pareri. Invece quel decreto non si è visto. 

Ne sono comparsi però altri tre, relativi a un numero inferiore di punti di delega, che a pochi giorni dal voto hanno appena cominciato il loro iter. 

Cosa ci perderemo se il primo decreto non vedrà una coraggiosa accelerazione?

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Continua ad essere trattenuto senza titolo il ragazzo internato a Vasto. E le sue condizioni peggiorano

Carcere italiano chiave"Va aiutato dai servizi territoriali di Latina. Va fatto uscire dal carcere. Non si può aspettare ancora. Da oltre tre mesi A.C., ragazzo di 24 anni, continua ad essere trattenuto senza titolo presso la Casa di Lavoro di Vasto e le sue condizioni sono ogni giorno più gravi. Va dato immediato seguito al provvedimento del magistrato di Sorveglianza che lo scorso 7 dicembre aveva preso atto dell'assoluta incompatibilità del giovane con il regime penitenziario". 

A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, tornando sul caso del giovane che, malato psichiatrico affetto da una forma di epilessia cronica e da una gravissima schizofrenia paranoide, nonché da disturbi di personalità, ha visto le sue condizioni di salute peggiorare da quando è stato condotto presso la Casa di Lavoro. 

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Sulla riforma dell'ordinamento penitenziario oggi si è sprecata un'occasione storica

carcereinsideSiamo delusi. Speravamo che non vincessero la tattica e la preoccupazione elettorale. Oggi si è sprecata un'occasione storica per riformare le carceri italiane. La legge che le governa risale al lontano 1975. Il Consiglio dei Ministri di stamattina poteva adeguarla alle esigenze del mondo attuale. Poteva allargare il campo delle misure alternative alla detenzione, la cui capacità di ridurre la recidiva e dunque di garantire maggiore sicurezza ai cittadini è ampiamente dimostrata. Poteva avvicinare la vita penitenziaria a quella esterna, come tutti gli organismi internazionali sui diritti umani raccomandano di fare. Poteva garantire una maggiore tutela del diritto alla salute fisica e psichica. Ha invece preferito farsi spaventare dall'avvicinarsi dell'appuntamento elettorale piuttosto che pensare alla tutela dei diritti dei detenuti. 

Ma la speranza non è del tutto persa. Speriamo che anche dopo le elezioni le autorità vogliano portare a compimento una riforma storica. Il tempo tecnico c'è. I decreti - scritti da persone della massima competenza e supportati dagli Stati Generali dell'esecuzione penale - anche. Bisogna solamente avere la volontà politica di farlo. 

Questa la nostra presa di posizione a seguito del Consiglio dei Ministri tenutosi oggi e durante il quale è stato effettuato un esame preliminare di tre decreti relativi alla riforma penitenziaria, senza che venisse riportato in questa sede l'unico che aveva già effettuato anche i passaggi nelle Commissioni parlamentari competenti.

#QualeGiustizia. La nostra guida ai programmi elettorali: il Partito Democratico

matteo renziDopo aver analizzato i programmi di Movimento 5 stelle e Centrodestra, oggi ci occuperemo del Partito Democratico. Trattandosi del principale azionista dell'attuale maggioranza, la nostra analisi prenderà in largo conto le politiche attuate nell'ultima legislatura. Non essendo stato dato nel programma elettorale ampio spazio alle questioni da noi affrontate, riteniamo che le politiche messe in campo negli ultimi anni potranno costituire il solco in cui il Partito intenderà muoversi anche nel futuro. 

La riforma dell'ordinamento penitenziario 

Nella piccola parte di programma dedicata alla giustizia si parla soprattutto carcere. Le priorità indicate sono: attuazione della riforma dell'ordinamento penitenziario, finalità rieducativa della pena, misure alternative, formazione e lavoro. La riforma è il punto più sostanzioso. Nonostante si parli di attuazione, non è ancora stata approvata e rischia fortemente di non esserlo.

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Sulla riforma dell'ordinamento penitenziario ci siamo appellati a Gentiloni affinché la si approvi

Carcere docce"C'è bisogno della riforma penitenziaria che cambi la legge del 1975, che faciliti l'accesso alle misure alternative, che consenta di rendere la vita in carcere una vita dignitosa e più vicina alla vita normale. C'è bisogno di nuove norme sulla salute fisica e psichica. Troppe persone soffrono oggi in carcere senza possibilità di avere una chance di supporto. C'è bisogno di una legge che tenga conto che sono passati 43 anni dal 1975 e da allora tutto è cambiato. Per questo ci siamo rivolti al Presidente del Consiglio Gentiloni a cui abbiamo chiesto di portare nel Consiglio dei Ministri di domani il decreto legislativo di riforma dell'ordinamento penitenziario". A dichiararlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. 

Dopo una flessione nel numero dei detenuti seguita alla sentenza Torreggiani, con la quale la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo condannò l'Italia per trattamenti inumani e degradanti, negli ultimi tre anni si è assistito ad un aumento costante delle presenze in carcere. Si è infatti passati dai 53.889 detenuti del gennaio 2015 ai 58.087 di gennaio 2018. La riforma dell'ordinamento penitenziario, che contiene importanti novità in particolare sulle misure alternative alla detenzione, darebbe l'opportunità di tornare a far calare gli attuali numeri e questo avrebbe positive ripercussioni sulla vita penitenziaria.

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