R.L. detenuto nella C.C. di Poggioreale dallo scorso 20 aprile, da poche ore si è svegliato dal coma farmacologico nel reparto di rianimazione dell’Ospedale San Paolo di Napoli. "L’uomo, con problemi di tossicodipendenza e di epilessia, era detenuto al padiglione-Roma" dichiara Luigi Romano, Presidente di Antigone in Campania e membro dell'Osservatorio sulle condizioni di detenzione.
"Sulla vicenda che ha portato l'uomo al ricovero nel reparto di rianimazione imperano alcune incertezze. Ai familiari è stato negato un primo colloquio il 25 aprile, lo hanno visto il giorno successivo in ricovero al Cardarelli nella sezione riservata ai ristretti che versava in stato semicosciente, con il corpo tumefatto e il setto nasale rotto. In condizioni di salute ancora precarie L.R. è tornato in carcere per poi essere ricoverato nuovamente sabato 28 nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Paolo".
"L’episodio suscita moltissime perplessità" - conclude Romano - "l'unica certezza è che un uomo affidato alla custodia dello Stato, ha riportato lesioni e serissime complicazioni del proprio stato di salute".
Nelle scorse settimane la Direzione Anticrimine del Ministero dell’Interno ha diramato una nota a 6 questure italiane di grandi città (Reggio Emilia, Padova, Milano, Catania, Brindisi e Caserta), autorizzandole alla sperimentazione sull’uso della pistola Taser. Immediatamente abbiamo espresso con forza la nostra contrarietà a questo strumento, denunciando come già alcuni organisimi internazionali ne abbiano condannato l'utilizzo, sia per l'abuso che se ne potrebbe fare, sia per i rischi per la salute delle persone colpite da scossa elettrica. Negli Stati Uniti, secondo un'inchiesta della Reuters, oltre 1.000 persone sono morte a seguito del suo uso.
A partire dalle nostre denunce i deputati di Liberi e Uguali Fratoianni e Palazzotto hanno presentato un'interrogazione al ministero dell'Interno e al ministero della Salute.
Antigone e Magistratura democratica promuovono un appello a tutte le forze politiche per l'approvazione della riforma penitenziaria. L'appello è sottoscritto da giudici, giuristi, esperti di materia penitenziaria di indubbia fama. Tra loro Valerio Onida (ventottesimo presidente della Corte Costituzionale), Francesco Cascini (pubblico ministero e già capo del dipartimento della giustizia minorile), Massimo De Pascalis e Emilio Di Somma (entrambi già vice-capo del Dap).
A sostegno anche vi è la nota dell'ex presidente della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick (consultabile a questo link).
SENZA PAURA. NEL NOME DELLA SICUREZZA E DEI DIRITTI. SI APPROVI LA RIFORMA PENITENZIARIA
La riforma penitenziaria è a un passo dalla sua approvazione. Noi con determinazione auspichiamo che si faccia questo passo. Sarebbe un passo di civiltà, che favorirebbe un avvicinamento della nostra vita penitenziaria a quanto previsto nelle Regole penitenziarie europee e all’articolo 27 della Costituzione secondo cui la pena non deve mai consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e tendere alla rieducazione del condannato.
Il rapporto di Antigone. Negli ultimi quindici anni al triplicare degli stranieri residenti in Italia abbiamo assistito alla riduzione del loro tasso di detenzione di tre volte
di Patrizio Gonnella - il manifesto del 20/04/2018
Tante, troppe le falsità sentite e subite sul rapporto tra immigrazione e criminalità. Sembrava che gli stranieri fossero tutti delinquenti e galeotti. Invece scopriamo ben altre verità nel 14esimo rapporto di Antigone sulle carceri.
Ieri abbiamo presentato "Un anno in carcere", il XIV rapporto di Antigone sullo stato delle carceri italiane.
Al suo interno raccontiamo cosa abbiamo visto in un anno di visite del nostro Osservatorio negli istituti di pena. Abbiamo girato anche dei video, liberamente consultabili in una delle sezioni del rapporto. Oltre ai dati e alla loro analisi, abbiamo scelto di raccontare alcune storie legate agli eventi critici che avvengono in carcere.
Anche quest'anno il rapporto è on-line e gratuito.
Buona lettura, dunque. E buona visione.
Qui potete trovare la cartella stampa con tutti i dati del rapporto. Qui la cartella stampa in inglese.
La pistola elettrica. Da Milano a Catania, in sei città italiane è iniziata la sperimentazione per polizia e carabinieri. Usata negli Stati uniti soprattutto in strada e in carcere, non è un’alternativa alle armi da fuoco, ma può provocare la morte. Vedi i dati dell'inchiesta Reuters
di Patrizio Gonnella da il manifesto del 28/03/2018
Il 20 marzo il ministero degli Interni, Direzione anticrimine, ha diramato una circolare diretta a sei questure italiane di grandi città Brindisi, Caserta, Catania, Milano, Padova e Reggio Emilia autorizzandole a una sperimentazione all’uso della pistola Taser.
PARTIAMO DAL NOME. Perché le pistole si chiamano Taser? Taser International Incorporation è un’azienda americana che ha sede a Scottosdale in Arizona e produce per l’appunto le pistole Taser (per la precisione Taser X26 ECD) che non sparano proiettili ma usano l’elettroshock. Con la pistola Taser vengono sparate scariche elettriche. Negli Usa è almeno dal 2000 che la pistola Taser viene usata da polizie locali e statali. Come sempre gli Stati uniti fanno da apripista rispetto all’Europa e all’Italia sulle politiche di sicurezza, anche quelle più ardite.
Non è infrequente che pubblici ministeri conquistino le prime pagine dei giornali e influenzino l'opinione pubblica con dichiarazioni su procedimenti penali mai nati o pendenti in una fase molto iniziale. Così è avvenuto nel caso degli attacchi alle Ong, senza che ci fosse una presa di distanza da parte delle istituzioni.
Accade però che media, politici e addirittura alcune istituzioni reagiscano duramente e indignati alle parole del procuratore Enrico Zucca sulla tortura e l'impunità. Il procuratore Zucca, a cui dobbiamo le inchieste genovesi, ha parlato a procedimento penale concluso. La questione dell'impunità da lui sollevata è importante. La tortura è un crimine contro l'umanità. Gli organismi internazionali hanno condannato l'Italia per quanto avvenuto a Genova nel lontano 2001. L'impunità produce una legittimazione di pratiche illegali. Noi siamo contro l'impunità. Per questo esprimiamo la nostra solidarietà al procuratore Zucca.
"E' sicuramente una buona notizia l'approvazione della riforma dell'ordinamento penitenziario. E' un passo in avanti su temi delicati come la salute psichica, l'accesso alle misure alternative, la vita interna alle carceri, i rapporti con l'esterno, il sistema disciplinare. Purtroppo alcune norme essenziali sono rimaste al palo, come quelle sui minori o sulla sessualità". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
Prima che le regole oggi approvate si trasformino in legge c'è tuttavia ancora da attendere. Devono nuovamente tornare in Senato (che probabilmente sarà quello eletto il 4 marzo) per ulteriori 10 giorni e poi definitivamente essere varate con decreto legislativo dal Governo.
"Dunque - dichiara Gonnella - c'è ancora da fare pressione e da non allentare la tensione poiché, in questa fase post-elettorale, i tempi potrebbero dilatarsi e la delega decadere. C'è infatti tempo fino ad inizio luglio per approvarla".
"Ci appelliamo alla saggezza, alla cultura sociale, istituzionale e politica del Capo dello Stato Sergio Mattarella perché faccia sentire la sua voce, alta e sopra le parti, affinché si possa far fare alla riforma dell'ordinamento penitenziario l'ultimo piccolo passo che manca per la sua approvazione. Una presa di posizione del Presidente della Repubblica risulterebbe decisiva, in questa fase in cui l'esito complessivo della riforma è nelle mani di un governo che non ha più una maggioranza parlamentare" a dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
La stagione delle riforme in campo carcerario aveva avuto nel messaggio alle Camere dell'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano un momento di elevato valore simbolico e istituzionale.
"Gli auspici e le indicazioni contenute in quel messaggio - prosegue Gonnella - potrebbero essere portate a conclusione con quest'ultimo atto che la comunità penitenziaria, gli operatori della giustizia, gli operatori sociali e grande parte del mondo accademico stanno aspettando".
"Ci appelliamo inoltre al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni perché non abbia timore - conclude il presidente di Antigone - di spiegare alle altre forze politiche quanto questa riforma sia necessaria per elevare gli standard di tutela dei diritti all'interno delle nostre carceri".
Questa notte estranei si sono introdotti nella nostra sede e hanno portato via tre computer portatili e la videocamera con la quale svolgiamo il nostro lavoro di osservazione nelle carceri.
Immediatamente abbiamo presentato denuncia alle autorità.
Gli uffici di Antigone si trovano all'interno della struttura che ospita la sede nazionale di Arci che, tuttavia (e fortunatamente), non hanno subito analogo episodio di effrazione, cosa che però ci lascia il dubbio possa non trattarsi di un episodio solo di microcriminalità, visto anche che altri computer (e non solo) sono stati lasciati al loro posto.
Nonostante questo furto - e a prescindere dalla sua ragione - il nostro lavoro per i diritti va avanti imperterrito, anche se inevitabilmente subirà un piccolo ritardo dovuto alla necessità di comprare nuove strumentazioni.