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#QualeGiustizia. La nostra guida ai programmi elettorali: il Centro-destra

berlusconi-meloni-salviniDopo aver analizzato cosa dice il Movimento 5 stelle su giustizia e sicurezza, oggi passiamo in rassegna il programma della coalizione di centrodestra ed in particolare i punti in cui si parla di legittima difesa, inasprimento delle pene, carceri, legge sulla tortura e detenuti stranieri.   

Legittima difesa

Una delle proposte faro della coalizione di centrodestra in materia di sicurezza è l'introduzione del “principio che la difesa è sempre legittima”. Il punto riguarda la possibilità da parte dei proprietari di case o esercizi commerciali di usare le armi contro chi senza autorizzazione si introduce nella loro proprietà. Per il centrodestra la legge attuale non protegge a sufficienza commercianti e proprietari, ai quali si dovrebbe consentire una maggiore possibilità di usare le armi. Si tratta di un tema che ciclicamente ritorna nel dibattito pubblico, sulla scia di fatti di cronaca che impediscono riflessioni fredde e razionali. La legittima difesa esiste fin dagli anni '30: l'art. 52 del codice penale prevede che chi si difende contro un'offesa ingiusta non sia punibile, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa. Le proposte di questo tipo mirano a oltrepassare il criterio della proporzionalità, che è però l'elemento che consente di stabilire una gerarchia tra i beni che è necessario proteggere - per cui la vita vale più di un televisore, per esempio. Riducendo le possibilità che il giudice di valutare caso per caso la proporzionalità della risposta si ridurrebbero anche le garanzie poste a protezione della vita di chicchessia. 

E' interessante peraltro vedere come tra gli effetti del recente dibattito sulla legittima difesa ci sia stato poi un aumento immediato delle richieste di porto d'armi, che nel milanese sono triplicate. E casi come quelli degli Stati Uniti mostrano che l'aumento delle armi in circolazione produce maggiore insicurezza, e non più sicurezza. 

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Riforma delle carceri, il tempo per salvarla c’è. Il coraggio no

disegno detenutoNuovo ordinamento penitenziario. Perché il governo si è inceppato ad un passo dalla conclusione di un iter durato due anni
di Susanna Marietti, su il manifesto del 16 febbraio 2018

La legge penitenziaria italiana è di oltre quattro decenni fa, parla di un carcere e di un mondo che non esistono più. La determinazione dimostrata dal Governo negli ultimi due anni e mezzo nel volerla riformare è apparsa come la cosa più ovvia, necessaria e ragionevole che si potesse immaginare. Due anni e mezzo nei quali si sono profuse energie a dismisura, prima in quegli Stati generali dell’esecuzione penale che hanno coinvolto circa 200 operatori della giustizia ed esperti, poi con le Commissioni ministeriali appositamente nominate dal ministro Orlando. E adesso cosa succede? 

A un passo dall’approvazione della riforma, tutto rischia di saltare. I tempi, come capita, si sono dilatati. Le elezioni, oggi troppo vicine, rischiano di vedere assecondate paure populiste contrarie a quella apertura del modello di pena – ampliamento delle misure alternative, potenziamento delle opportunità di lavoro, maggiori contatti tra dentro e fuori – cui le nuove norme volevano tendere. 

Nel giugno scorso il Governo ha ricevuto una delega parlamentare per riscrivere l’ordinamento penitenziario secondo alcuni criteri direttivi. Il solo decreto delegato a oggi uscito dal Consiglio dei ministri è stato trasmesso alle Commissioni Giustizia delle due Camere che, come previsto dalla legge, hanno espresso il loro parere, chiedendo alcune modifiche. Il Governo può a questo punto dare il via libera definitivo al testo. Se tuttavia non vorrà conformarsi al parere parlamentare, non vincolante, potrà spiegare il perché rimandando indietro le proprie considerazioni. Le Commissioni avranno allora altri dieci giorni di tempo per dire la loro. Dopo quella data, il Governo potrà comunque seguire la propria strada.

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#QualeGiustizia. La nostra guida ai programmi elettorali: il M5S

di-maioPer affrontare in maniera più informata questa campagna elettorale, abbiamo deciso di realizzare delle piccole guide ai programmi dei principali partiti politici nelle quali analizziamo le proposte in tema di giustizia e sicurezza. Abbiamo iniziato con il Movimento 5 stelle, di cui abbiamo esaminato il programma esteso e quello sintetico, mettendoli in prospettiva con le votazioni e dichiarazioni accumulate nel corso degli ultimi anni. 

Come tutti gli altri partiti o schieramenti, i 5 stelle hanno tra i propri obiettivi una giustizia più efficiente, rapida ed equa. In che modo però propongono di arrivarci? Quanto queste proposte combaciano con il garantismo penale che Antigone promuove da oltre 27 anni? 

Abolizione della prescrizione   

Tra i punti più controversi del programma pentastellato c’è la riforma della prescrizione. In una recente dichiarazione Luigi Di Maio, capo politico del Movimento, ha dichiarato che è necessario riformarla, “con la [sua] sospensione dal primo grado di giudizio o dal rinvio a giudizio”. 

Cos'è la prescrizione? Si tratta di un istituto giuridico posto a garanzia dell'imputato: se in un determinato lasso di tempo dal compimento di un reato o dall'inizio del processo non si arriva a giudizio il reato è da considerarsi estinto e il processo viene sospeso. Fissa dei limiti oltre i quali la durata del procedimento non è ragionevole, partendo dal presupposto che la lentezza della macchina giudiziaria non deve ripercuotersi in maniera eccessiva sui cittadini. 

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Parte un progetto per rendere più efficaci le politiche di reinserimento dei detenuti

8197402220 564af88270 oA novembre del 2017 ha preso il via il progetto MOBI (Mobilizing Society Towards ex Offenders Integration), volto a rendere più effettivo il reinserimento degli ex detenuti. Il progetto, a cui Antigone ha preso parte, è finanziato dal Directorate General for Education della Commissione Europea e ha come capofila l'organizzazione rumena CPIP (Center For Promoting Lifelong Learning).

I paesi coinvolti sono l'Italia, la Romania, la Francia, la Germania e il Portogallo. A organizzazioni della società civile quali Génépi per la Francia, l'associazione Hoppenbank e.V. per la Germania, Antigone per l'Italia e la cooperativa Aproximar per il Portogallo si affiancano l'amministrazione penitenziaria portoghese, l'istituto penitenziario di Baia Mare in Romania e il Bremen Senate of Justice and Constitution tedesco.

Nel corso del progetto, che si estende su una durata di trenta mesi, verrà realizzato uno studio dei bisogni degli ex detenuti, prendendo al contempo in considerazione la percezione degli stessi da parte della società.

Obiettivo generale del progetto è la realizzazione di una metodologia che contribuisca all’implementazione effettiva delle politiche di reinserimento presenti in diversi paesi europei.

Droghe, ripartiamo da 7

Ripartiamo da 7Le proposte alle forze politiche per una nuova politica sulle droghe Venerdì 16 febbraio al Senato. 

Venerdì 16 febbraio 2018 alle ore 12, presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica Associazione Antigone, Associazione Luca Coscioni, CGIL, Comunità di San Benedetto al Porto, Coordinamento Nazionale Comunità d’Accoglienza, Funzione Pubblica CGIL, Forum Droghe, Gruppo Abele, ITARDD, la Società della Ragione, LegacoopSociali, Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids promuovono una conferenza stampa per presentare la propria proposta di intervento sulle politiche sulle droghe in 7 punti. 

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La nostra solidarietà alla società civile in Ungheria

Ungheria CivilAnche noi ci uniamo alle altre organizzazioni di società civile in Europa che dichiarano il proprio sostegno alle ONG ungheresi.

Il 18 gennaio scorso, infatti, il governo ungherese ha annunciato una serie di progetti di legge per restringere ulteriormente il campo di azione della società civile, richiedendole di etichettare falsamente le proprie attività come promozione dell'immigrazione clandestina, imponendo in modo arbitrario e sproporzionato oneri amministrativi e multe esorbitanti, nonché imponendo ingiustificate restrizioni al diritto alla libertà di movimento.

Crediamo che le nuove proposte rappresentino l'ultima iniziativa nel governo ungherese per reprimere il lavoro legittimo delle organizzazioni di società civile che lavorano alla promozione e alla difesa dei diritti umani, che forniscono servizi legali e sociali alle persone in difficoltà nel Paese, che esprimono pubblicamente opinioni dissenzienti. Antigone è solidale con la società civile in Ungheria, impegnata a creare una società più giusta. 

Chiediamo al governo ungherese di ritirare i progetti di legge e di permettere alle ONG di continuare a svolgere il loro lavoro.

Di questo tema ne parla anche la Civil Liberties for Europe.

Da 20 anni entriamo in tutte le carceri. Sostienici per continuare a farlo, iscriviti!

Iscrizione Antigone 2018Cara amica e caro amico,
era il lontano 1998 quando Antigone ottenne per la prima volta l'autorizzazione a entrare in tutti gli Istituti penali italiani. Nacque così il nostro Osservatorio sulle condizioni di detenzione, un’esperienza che non conosce eguali nel mondo. Da allora abbiamo visitato senza interruzione tutte le carceri d'Italia, abbiamo monitorato le condizioni di detenzione, la disponibilità di spazi, di attività, di servizi per i detenuti. Abbiamo, per quanto possibile, abbattuto il muro che separa il carcere dalla società. Tutto quel che osserviamo lo raccontiamo nel nostro annuale rapporto indipendente, uno strumento unico per chiunque voglia conoscere il sistema penitenziario italiano. Da qualche anno siamo autorizzati a visitare le carceri anche con macchine fotografiche e videocamere. Abbiamo potuto così realizzare dei video che raccontano l’interno degli Istituti anche attraverso la voce e le testimonianze dirette di operatori e detenuti. Da qui è nato il reportage a puntate “Prigioni d’Italia”, realizzato con Repubblica.it, visto a oggi da 500.000 persone. 

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Arrestato in Russia difensore dei diritti umani. L'Italia faccia pressione per il suo rilascio

oyub titievIl 9 gennaio 2018, Oyub Titiev, Direttore della sede regionale del Human Rights Center “Memorial” di Grozny (Repubblica Cecena), è stato arrestato con l’accusa di possesso di stupefacenti. Oyub Titiev è uno stimato difensore dei diritti umani, diventato Direttore dell’Ufficio di Grozny dopo l’assassino della sua collega Natalia Estemirova nel 2009.

La pratica di arrestare gli attivisti accusandoli di possesso di stupefacenti sta crescendo in Cecenia come in Russia al fine di scoraggiare il loro lavoro di difesa dei diritti umani.

L’arresto di Oyub Titiev è stato eseguito in violazione dei suoi diritti e gli abusi e le intimidazioni contro di lui e la sua famiglia continuano tuttora. Una parte della sua famiglia ha dovuto lasciare la Repubblica Cecena dopo aver ricevuto minacce, mentre Oyub Titiev attraverso una lettera ha dichiarato che una sua eventuale ammissione di colpevolezza sarebbe il risultato di torture o minacce. 

Abbiamo scritto al Ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, perché faccia pressioni per ottenere il suo rilascio.

Elezioni 2018, le nostre cinque proposte per un garantismo penale

Carcere italiano chiaveDa quasi trent’anni Antigone propone una riflessione sul diritto penale improntata al paradigma di una sua minimizzazione, a quel diritto penale minimo capace di limitare il potere punitivo dell’istituzione al più basso livello necessario.

L’elenco dei reati andrebbe oggi ripensato sulla base di un serio principio di offensività. Andrebbero previste pene non detentive, togliendo al carcere la sua attuale centralità e riservandolo alla sola prevenzione e punizione di quei comportamenti capaci davvero di arrecare gravi danni ai diritti fondamentali della persona e alla convivenza sociale.

Alcuni punti più specifici e di immediata possibile attuazione devono costituire una priorità della prossima legislatura. Sono quelli che abbiamo incluso in un documento inviato a tutti i candidati alle prossime elezioni politiche del 4 marzo. Eccoli:

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Stranieri in carcere. Marietti (Antigone): "sono gli stessi di quando il leghista Castelli era ministro della Giustizia. E' bene, dunque, chiarire le idee a Matteo Salvini"

Detenuti stranieriDopo le dichiarazioni di Matteo Salvini secondo cui il numero degli stranieri in carcere è sintomo di scontro sociale, è utile chiarire le idee al segretario della Lega. 

Innanzitutto I detenuti stranieri reclusi nelle carceri italiane non sono il 40% del totale, ma il 34% che, con i numeri attuali, significano 3.500 persone in meno rispetto a quanto lui dice.  Dieci anni fa, nei periodi di governo del centro-destra (Lega compresa) erano di più, arrivando ad oltre il 37% del totale.  Anche nel periodo del secondo governo Berlusconi (2001-2006), con il leghista Castelli al ministero della Giustizia, erano circa 20.000, lo stesso dato che si registra oggi, quando la retorica sull'invasione e sulla presunta criminalità straniera, agitata da Salvini, vorrebbe far pensare ad una situazione di allarme diffuso.

Inoltre gli stranieri hanno pene mediamente più basse dei detenuti di origine italiana, questo perché finiscono molto più facilmente in carcere, anche per quei reati per cui gli italiani accedono a misure alternative alla detenzione. Finiscono mediamente di più in carcere anche da presunti innocenti. Tra quelli in custodia cautelare gli stranieri sono il 41%.  Dati questi che dimostrano come ci sia una sovra-rappresentazione nella presenza di stranieri nelle carceri italiane, anche a fronte del numero degli arresti. Ogni 100 persone fermate dalle forze dell'ordine solo 29 sono infatti straniere. Questi vengono quindi arrestati di meno ma finiscono di più in carcere.

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